Vittorio Zama “Il Bianco”, la sua lunga storia legata alla città di Arezzo inizia nel 1969 esattamente domenica 7 quando in piazza si corre la 45esima Giostra del Saracino. Arriva da Faenza, la sua città Natale, per fare coppia con Franco Ricci che l’anno precedente ha conquistato la sua prima lancia d’Oro. Enzo Piccoletti, Capitano bianco verde, è costretto a fare mercato perché Tripolino lascia il quartiere dopo la vittoria per approdare a Porta Crucifera e Franco Ricci resta senza compagno. Marcantoni Sarrini e Piccoletti continuano a percorrere la strada faentina affiancando a Franco Ricci il cavaliere Vittorio Zama.

Zama arriva ad Arezzo fresco vincitore del Palio del Niballo corso il 29 giugno 1969 con il Rione Giallo in sella a Baiardo. La vittoria de “Il Bianco” sarà l’unica tra il 1962 e il 1972 dove il nuovo compagno “aretino” Franco Ricci si aggiudicherà dieci volte il Palio di Faenza. La strada dei giostratori faentini è definitivamente aperta e per moltissimi anni saranno i cavalieri della città della ceramica a farla da padroni in piazza con le dirigenze aretine che si daranno battaglia anche fuori dalla piazza per portare al proprio rione i bravi cavalieri faentini.

L’esordio in piazza di Zama non lascia il segno, il cavaliere faentino colpisce un due in quarta carriera che sommato al quattro di Franco Ricci non sarà sufficiente a superare i sette punti marcati dalla coppia Folignate di Porta Santo Spirito Giusti – Formica.

La storia si ribalta l’anno successivo, il 6 settembre si corre l’edizione numero 46, questa volta la coppia Zama – Ricci è la migliore e conquista la lancia d’Oro, la prima in assoluto ad Arezzo per “Il Bianco”. La vittoria fa presagire “sogni d’oro” per i quartieristi ma la storia racconta che la coppia Ricci – Zama si rompe l’anno successivo. Le storie faentine incidono anche sulla Giostra del Saracino e nel 1971 Zama viene ingaggiato da Porta Crucifera per fare una nuova coppia di cavalieri faentini. Gabriele Tabanelli affianca Vittorio Zama. Vittorio colpisce il tre e con il quattro di Tabanelli si giocherà la spareggio con Santo Spirito che avrà la meglio. Nel 1972 Zama corre la sua quarta giostra colpendo nuovamente il tre ma la vittoria manca ancora. Il 2 settembre 1973 sarà l’ultima apparizione in rossoverde, l’ennesimo tre gli sarà fatale perché l’anno seguente non farà parte degli otto giostratori che scenderanno in piazza grande.

Vittorio Zama disputerà altre due giostre il 7 settembre 1975 e il 28 agosto 1976 questa volta difendendo i colori di Porta Santo Spirito. Nella prima giostra Zama colpisce un tre ma viene colpito dal mazzafrusto rendendo vano il quattro in prima carriera di Paolo Giusti. L’anno seguente ancora un tre in ottava carriera sarà il suo ultimo tiro in giostra.

Le persone che conoscono bene Vittorio Zama lo descrivono come un grandissimo cavaliere, in gara si emozionava e non riusciva ad esprimere le qualità che mostrava in prova e con il cavallo. Gabriele Tabanelli, faentino e amico di Vittorio, lo scelse come insegnante di equitazione per suo figlio perché come sapeva montare e insegnare lui a Faenza con quella capacità non esistevano.

In quegli anni in Italia è bene ricordare che nelle rievocazioni storiche si parlava di “scuola faentina” Zama, Ricci, Tabanelli, Verità, Montefiori, Giacomoni, ne furono i massimi esponenti.

Quello tra Zama e Arezzo è però un arrivederci, “il Bianco” non tornerà in piazza come giostratore ma lo farà da allenatore o se preferite uomo a terra. Zama è stato sicuramente uno dei precursori della figura che oggi usiamo definire allenatore a terra.

Nel 1995 viene chiamato da Porta Santo Spirito per seguire i giovani giostratori giallo blu. La dirigenza dei Bastioni prova a cambiare rotta, il digiuno dalla vittoria è lungo, il compito è di quelli ambiziosi, creare una scuola giostratori e così il fine settimana è ad Arezzo e nel nuovo terreno a San Marco insegna a giostrare. Zama segue Carlo Farsetti, Giovanni Bracciali, Emanuele Buti e Marco Cherici. Insegna equitazione, cavallo e lancia.

A lui si deve la nascita e la crescita di Carlo Farsetti, Marco Cherici poi vittoriosi di molte lance d’oro. Terminata l’esperienza a terra il legame con Arezzo non si è mai interrotto, Vittorio ha continuato a seguire “i suoi ragazzi” e la Giostra del Saracino.

 

Si ringrazia il Quartiere di Porta Santo Spirito per la gentile concessione della foto