La storia dell’Araldo

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Il ruolo di araldo, per come noi lo conosciamo, nasce e si sviluppa nel Medioevo nel contesto dei tornei cavallereschi e come vedremo diventerà una figura fondamentale per lo svolgimento della gara.

Ma facciamo un passo indietro cercando di capire come nasce questa figura.

Nel XIV-XV secolo, apice della fortuna dei tornei cavallereschi, si viene a creare il bisogno di stabilire regole precise per il corretto svolgimento della manifestazione e di conseguenza creare figure che le facessero rispettare.

In un primo momento, infatti, il torneo era “gestito” dagli stessi cavalieri che vi partecipavano, i quali, decidevano anche, di comune accordo, chi fosse risultato il migliore consegnandogli il premio.

In questo contesto nasce l’araldo, ruolo che in un primo momento venne assunto dai vari giullari che erano presenti a corte che, a forza di assistere ai vari tornei, erano diventati degli esperti nella descrizione dei cavalieri, delle loro armi e dei blasoni. A questi giullari-araldi vennero affidati dei ruoli sempre più importanti.

Grazie ad un trattato di Renato d’Angiò sappiamo, ad esempio, che spettava all’araldo presentarsi a casa del cavaliere per esortarlo ad andare a combattere nell’ora prestabilita per la gara.

Doveva poi annunciare l’ingresso dei cavalieri attraverso la narrazione delle gesta dei vari sfidanti e la descrizione araldica del loro stemma di famiglia, redigere gli statuti degli ordini cavallereschi e registrare i fatti d’arme dei loro membri. Inoltre, l’araldo veniva impiegato come arbitro o maestro di campo ed in questo caso venivano chiamati ufficiali d’armi.

Successivamente i vari signori gli affidarono il ruolo di svolgere compiti sia civili che militari. Dovevano compilare i rotuli degli stemmi, curare i  registri di nobiltà e presiedere a tutte le cerimonie di corte. 

In campo militare essi svolgevano il compito di messi per la dichiarazione di guerra o l’intimazione di resa.

L’araldo, quando divenne un ruolo civile fisso e non era più svolto dai giullari, era sempre nobile e la sua nomina avveniva con una cerimonia solenne.

Gli araldi ad Arezzo

Focalizziamoci ora nel caso specifico della nostra città: la presenza degli araldi è infatti certificata dallo statuto del 1327.

Grazie a questo testo sappiamo che gli araldi in città dovevano essere due, venivano eletti dai “difensori” e rimanevano in carica un anno.

Essi dovevano saper suonare le trombe lunghe, possedere un cavallo ed un vestito variopinto che avrebbero dovuto indossare alle calende di maggio, in caso contrario sarebbero stati puniti dal camerlengo il quale avrebbe trattenuto dal loro stipendio dieci fiorini d’oro.

Il loro compito era quello di annunciare per la città i bandi emanati dal Podestà e dai suoi ufficiali, essere presenti nel Palazzo Comunale per assistere ad ogni consiglio e bandire dalla città i debitori.

Come compenso avrebbero ricevuto 12 lire al mese (denari aretini piccoli) e due abiti di diverso colore dal valore di circa cinque fiorini d’oro all’anno.

Samuele Oroni

Bibliografia

– Attilio Droandi (a cura di), statuto del comune di Arezzo 1327, Alberti & C. editori, 1992

C.A. Von Volborth, araldica, usi regole e stili, libritalia, 2001

Duccio Balestracci, La festa in armi. Giostre, tornei e giochi del Medioevo, Laterza, 2001.

– Jean Flori, Cavalieri e cavalleria nel Medioevo, Einaudi, 1999.