Riassumere la carriera da giostratore di Luca Veneri richiederebbe un articolo a parte, d’altronde stiamo parlando di chi è stato tra gli anni Novanta e Duemila uno dei massimi protagonisti in piazza Grande, scrivendo pagine indelebili nella storia della Giostra del Saracino.
La sua vita nella Giostra aretina è in gran parte legata ai colori giallo-cremisi dove tra il 1995 e il 2003 ha vinto ben sette Lance d’Oro di cui sei in coppia con il fratello Gabriele e una con Enrico Giusti, mentre poi Gabriele conquistava altre due Lance sempre a Porta del Foro in coppia con Giusti, Luca passava a Santo Spirito portando ai Bastioni altre due Lance nel 2004 e nel 2006 assieme a Carlo Farsetti. Un totale di nove Lance d’Oro (otto per Gabriele) che lo inscrivono tra i più vittoriosi giostratori delle giostre moderne.
Come per pochi altri racchiudere le sue esperienze solamente alla nostra piazza Grande sarebbe riduttivo avendo corso nelle giostre tra le altre di Narni, Ascoli, Pistoia, San Secondo Parmense, Foligno e Faenza; inoltre ha preso parte come cavaliere a vari pali tra cui spicca la sua partecipazione al Palio di Siena riuscendo anche a calcare il famoso tufo di piazza del Campo togliendosi la soddisfazione di vincere due Tratte nel 2009 e 2011 e, come se non bastasse, è stato anche allevatore e proprietario di cavalli da pali e giostre. Tornando infine alla nostra Giostra del Saracino nel 2013 ha ricoperto il ruolo di preparatore dei giostratori di Porta del Foro.
Si può quindi ben dire che Luca Veneri sia stato un degno alfiere della secolare arte equestre aretina a 360 gradi.

Con Luca ci diamo appuntamento in un noto bar e dopo aver ordinato due spritz pongo subito la domanda su come sia nata la sua passione per la Giostra:

“Ci siamo cresciuti: già mio nonno Alberto era commerciante e maniscalco e forniva i cavalli a Porta del Foro di cui fu anche dirigente, erano gli anni appena dopo la seconda guerra mondiale. Mi inorgoglisce sapere che un componente della mia famiglia abbia contribuito a rilanciare e riproporre la Giostra in anni sicuramente difficili, è bello ricordare che quella generazione ha concorso a rinsaldare non solo una tradizione, ma un pezzo di identità aretina”

Quindi è una eredità di famiglia la passione per la giostra e per i cavalli:

“Esatto, anche mio padre Carlo è stato negli anni Ottanta un giostratore partecipando a sette edizioni per Santo Spirito ed inoltre possedevamo dei cavalli, quindi fin da piccolo cavalli, lance e quartieri erano la quotidianità”

Veniamo al tuo esordio in piazza Grande:

“Il mio primo ingresso da figurante l’ho fatto come paggetto per Santo Spirito, ricordo ancora l’emozione e l’orgoglio di indossare i colori della Giostra”

Mentre come giostratore:

“Ovviamente avendo un padre giostratore e cavalli a disposizione già fin da adolescente mi divertivo a ‘giocare’ con le lance, poi ebbi la fortuna di entrare nel gruppo “Cavalieri di Arezzo” capitanato da Mario Capacci. Fu un’esperienza davvero divertente e formativa, tra l’altro giravamo e giostravamo non solo fuori Arezzo, ma anche all’estero: ricordo con piacere tra le altre trasferte in Svezia, Polonia e Russia. Qui iniziarono ad arrivare anche i primi risultati e a concretizzarsi l’idea di fare il salto verso piazza Grande”

Che avvenne quasi per caso e non per Porta Santo Spirito:

“Era il 1991, quell’anno ancora le giostre si sarebbero tenute a distanza di una settimana: l’ultima di agosto e la prima di settembre; in aggiunta la prima giostra dopo la famosa caduta di Filippetti fu rinviata per impraticabilità della lizza, quindi ci furono tre settimane ininterrotte di prove. Mio fratello all’epoca faceva la riserva a Santo Spirito, ma erano davvero in tanti e il tempo a disposizione in piazza poco, fu così che mio padre chiese all’amico Paolo Ciarpaglini se Gabriele poteva provare con Porta del Foro, io ero ancora un ragazzo, ma quando mi chiesero se volevo fare due tiri anche io non mi tirai indietro”

Da lì ci fu poi l’esordio e la prima vittoria:

“L’esordio da titolare avvenne il 29 agosto 1993 assieme a Gabriele e quella giostra se l’aggiudicò Porta Crucifera, nel 1994 ci fu il cappotto di Sant’Andrea, il 25 giugno 1995 fu il turno nostro e di Porta del Foro”

Certo quelle per tanti aspetti erano giostre diverse, oggi si richiede una costanza e un impegno per tutto l’anno da parte sia degli staff dei quartieri che dei giostratori:

“Sicuramente ci sono delle differenze, ma bisogna sfatare il mito che allora essere dei giostratori vincenti richiedesse meno tempo ed energie, sicuramente c’era meno organizzazione da parte dei quartieri e i quartieristi vedevano il nostro lavoro solo nel periodo precedente la giostra, ma noi comunque ci allenavamo tutto l’anno. Anche le dirigenze ci seguivano negli allenamenti, ricordo la presenza e il sostegno costante che ci davano in specie Giancarlo Felici e Cantaloni”

Oggi tutti i quartieri hanno campi prove e scuderie di proprietà:

“All’epoca non erano così, come detto ogni giostratore si allenava in proprie strutture o in scuderie private e con cavalli di proprietà. Solo nel periodo precedente la giostra i cavalli venivano curati e assistiti dai quartieri, ovviamente non avendo ancora posti attrezzati le stalle erano luoghi improvvisati o riadattati in città. A tal proposito ricordo un aneddoto…”

Racconta:

“Erano gli anni Ottanta, mio padre era passato a Sant’Andrea che allora aveva allestito le stalle in un edificio vicino a via Raffaello Sanzio e da lì al quartiere i cavalli venivano condotti a piedi o montati, una volta Gianni Sarrini che stava riportando assieme ad altri i cavalli alle stalle dal quartiere monta sopra Lampino, il cavallo di mio padre, che per tutta risposta partì al galoppo…”

Contattato telefonicamente Gianni Sarrini, disponibile come sempre, ricorda: “Era il 1987 e anche a causa di un infortunio a Martino Gianni Sant’Andrea aveva deciso di ingaggiare Carlo Veneri, io ero ancora un ragazzo ed ero salito a cavallo si e no tre-quattro volte, fatto sta che assieme a Luca e Maurizio Sepiacci stavamo conducendo i cavalli verso le stalle, arrivati alla Parata decido di montare su Lampino per accorciare un po’ i tempi di rientro. Il cavallo prese subito a correre al galoppo, la preoccupazione era che il cavallo si potesse far male e altro non potei fare che assecondarlo, fortuna volle che tirò diritto fino alle stalle e lì riuscì a scendere e riprenderne il controllo. Fortunatamente andò tutto bene, quell’anno avevamo già dovuto rinunciare a Martino e lo stesso Carlo per una caduta durante le prove in piazza dovette rinunciare a correr giostra, sembrava andare tutto per il verso sbagliato ed invece Sant’Andrea fece cappotto, la Giostra è bella anche per questo”.

Tornado a noi, Luca, all’epoca con quattro più quattro avevi grandi possibilità di vittoria, oggi con nove non sono certi neanche gli spareggi ed inoltre c’è un’attenzione e una tutela imparagonabili verso i giostratori e i cavalli che allora mancava:

“Come detto la Giostra ovviamente è cambiata, si è evoluta e deve rispondere alle sensibilità ed esigenze attuali, c’è quindi una differenza anche nell’approccio e l’attenzione verso le carriere. All’epoca i figuranti stavano a ridosso della lizza senza la linea che li distanzia e disturbi come quelli delle ultime edizioni erano praticamente la norma, possiamo dire che a livello di punteggio il livello si è alzato, ma come difficoltà della carriera si è abbassato”

È pur vero che la richiesta del cinque, per di più in una fase di transizione generazionale come stiamo vivendo, rischia di far bruciare in due o tre giostre un ragazzo, forse allora c’era meno pressione e si lasciava più tempo per maturare:

“Oggi un ‘4,90’ può apparire come un tiro completamente sballato e far dare giudizi affrettati, soprattutto dai non addetti ai lavori, ma la pressione in giostra c’è sempre stata, forse c’era solo meno copertura mediatica. La verità è che oggi come allora molto dipende dalle volontà delle dirigenze, a noi Porta del Foro ci aspettò per tre anni, attesa che poi ripagammo a suon di Lance d’Oro, mentre invece ad esempio a Santo Spirito sostituivano cavalcature spesso. Le persone e le dirigenze cambiano e fanno la differenza”

Ancora negli anni Novanta tiravano non pochi cavalieri forestieri, oggi invece tutti schierano giostratori aretini e preferibilmente ‘allevati’ nei quartieri e cresciuti nei campi prova di proprietà; piuttosto che grandi colpi di mercato come avvenivano in passato le dirigenze sembra si siano allineate a creare e puntare su dei progetti a più ampio respiro. Partendo per dovere di cronaca dall’ultimo vincitore Porta del Foro che giudizi puoi dare e come hai reagito alla loro vittoria:

“Sono stato contentissimo per gli amici di Porta del Foro, dodici anni senza vincere sono davvero tanti. Una vittoria meritata e nata grazie ad un lavoro continuo e una crescita di anno in anno, fu proprio nel 2013 quando ero il loro allenatore che assieme a Sandro Sganappa, Dario Tamarindi e la dirigenza che partì il progetto. Ricordo con piacere tra gli altri Luca Pellegrini, Roberto Gabelli, Gabriele Innocenti e Davide Parsi. Qualcuno quasi non sapeva stare neanche a cavallo, ad esempio Davide posso dire di averlo messo in sella io: si presentò pieno di entusiasmo e con l’obiettivo di fare il giostratore, ma con pochissima esperienza di equitazione”

Tutti ragazzi che quindi hanno avuto modo di crescere e fare tutte le tappe, passo dopo passo:

“Esatto, a San Lorentino sono stati bravi e pazienti nel dare continuità ad un lavoro ottimamente poi proseguito da Manuele Formelli prima, Serena Cecconi dopo e Gianni Cantaloni ora. Adesso hanno ragazzi giovani che con sei anni di esperienza alle spalle non hanno paura a ‘sbattagliare’ in piazza Grande”

Anche a Porta Crucifera dal 2015 hanno deciso di investire in un campo prova proprio e ritiratosi Alessandro Vannozzi di puntare su di una scuderia di giovani promettenti ora sotto la guida di Carlo Farsetti:

“Vanneschi e Rauco sono due ragazzi bravi e talentuosi, Carlo è stato un grande giostratore e si vede che ha tanta voglia di trasmettere quello che ha imparato. Però ancora il giorno della giostra non riescono a concretizzare appieno ed avere continuità, si vedono ancora alcuni errori che portano poi a perdere concentrazione sul tiro”

Possibile che paghino al momento la pressione della piazza e le aspettative di una vittoria che si sa, a Colcitrone è il pane quotidiano:

“Non credo sia questo, magari in parte, passi in avanti ne hanno fatti, ma forse ancora mancano come naturale di un po’ esperienza per avere la giusta serenità di approccio alla carriera. Certamente una vittoria non potrebbe che far bene e aiutarli a trovare quella fiducia e tranquillità che sono le basi per arrivare ad una definitiva affermazione”

A Sant’Andrea con il ritiro di Stefano Cherici si è sciolta una coppia straordinaria e con Vedovini che non può essere eterno devono stare con un occhio al presente e uno al futuro:

“Sant’Andrea fu il primo che investì decisamente e concretamente su di un campo di allenamento e i risultati e la continuità con cui li hanno raggiunti dicono che la strada e la strategia erano giuste. Vedovini anche con un cavallo nuovo rimane una certezza, Marmorini ha già colpito un cinque vincendo una Lancia ed assieme agli altri ragazzi formano una scuderia di talento e di prospettiva; inoltre Manuele Formelli è un valore aggiunto, se fossi un quartierista di Sant’Andrea non mi starei a preoccupare”

E veniamo a Santo Spirito, quando parliamo di progetto su giostratori giovani, aretini e cresciuti all’interno delle proprie scuderie ne sono l’archetipo. Scortecci e Cicerchia sono già entrati di diritto nell’Olimpo della storia della Giostra, ma se ripercorriamo il loro percorso osserviamo che Gian Maria, che oggi è una macchina da guerra e un leader vero, ci ha messo alcuni anni a colpire il suo primo centro e diventare il cecchino che è oggi, mentre Elia che ha trascinato in piazza il proprio quartiere alle vittorie inanellando record oggi sembra vivere un momento di appannamento. Inoltre anche loro hanno dovuto cambiare i cavalli:

“Per me rimangono i favoriti e la coppia da battere come negli ultimi anni. Per Elia è importante che lui non lo viva come momento di appannamento, non può e non si può pretendere che faccia sempre cinque. È il giostratore più talentuoso della piazza e come tutti i talenti non deve perdere l’equilibrio e serenità per mantenere la fiducia nei propri mezzi e nel suo modo di affrontare la sfida con il Buratto, in questo deve essere bravo a sostenerlo e farlo sentire sereno anche il quartiere. Se quindi Elia è un talento naturale Gian Maria è arrivato al livello del grandissimo giostratore che è oggi grazie al lavoro e la grande determinazione, ciò sta di nuovo a dimostrare che i giostratori non sono tutti uguali ed ognuno ha i propri tempi di maturazione e necessità”

Uscendo da giudizi tecnici e tornando alla famiglia Veneri, tuo fratello Gabriele è rientrato ufficialmente nel mondo giostresco andando a ricoprire un ruolo di responsabilità affianco al Maestro di Campo:

“Sono contento per Gabriele, gli piace stare nel mondo della Giostra e anche questo nuovo ruolo lo sta affrontando con tutta la passione e professionalità di sempre”

Ok, sembra che ci siamo detti tutto, ma Luca Veneri a quale quartiere sente di essere più legato:

“Certamente aver fatto il giostratore per tanti anni ti cambia la visuale rispetto un normale quartierista e ti porta a distaccarti da una certa passionalità. A livello di Giostra sarò sempre riconoscente a Porta del Foro per l’opportunità che mi hanno dato e i successi che insieme abbiamo raggiunto di cui conservo splendidi ricordi, ma se si parla di appartenenze ti dico la verità che la sento maggiormente con Santo Spirito anche per rapporti personali con dirigenti e giostratori che sono amici prima di tutto”

Un’ultima curiosità: la giostra dove la guarderai?

“A casa in televisione con i miei cari”