Intervistiamo oggi un appassionato di Giostra un po’ diverso da quelli che leggete di solito su queste pagine, lui si chiama Joe, è nato e cresciuto a Londra e quella che segue è la sua storia.

Ciao Joe e grazie per aver accettato questa intervista, raccontaci chi sei e come sei entrato in contatto con Arezzo la prima volta.

Il mio nome è Joseph Grayson, ho 29 anni e vengo dai quartieri Est di Londra, dove sono nato ed ho trascorso la maggior parte della mia vita. Lavoro come tecnico nelle farmacie del National Healt Service del Regno Unito e la mia grande passione da buon inglese è ovviamente il calcio, sono un grande tifoso del West Ham. Sono venuto ad Arezzo la prima volta nel 2015 insieme al mio amico Justin, lui infatti aveva lavorato alcuni mesi a Londra con un ragazzo di Arezzo, Fernando Hester. Quando Fernando tornò a casa Justin lo accompagnò per una breve vacanza e dal momento in cui è tornato a Londra non ha fatto altro che parlarci di quanto fosse splendida la vostra città ed i suoi abitanti. Quindi alcuni mesi dopo comprai un biglietto aereo (accompagnato da Justin ed altri due amici) e venimmo a vedere di persona se era tutto vero quello che Justin ci aveva raccontato.

Da allora quante volte sei tornato ad Arezzo?

Dal 2015 sono tornato altre 5 volte, l’ultima un paio di settimane fa quando finalmente le imposizioni legate al Covid si sono allentate, ma sto già progettando di tornare il prossimo anno.

Cosa è la Giostra del Saracino per te?

Per me il Saracino è rappresentato da molte piccole cose che messe insieme ne fanno una gigantesca: il suono dei tamburi che riecheggia nei giorni prima della Giostra unito ai colori delle bandiere che sventolano per ogni via della città è come se risvegliassero le anime per preparare Arezzo alla sfida. Poi ovviamente le bevute, le cene, le discussioni infinite su chi sia il miglior Quartiere ( nel mio gruppo di amici inglesi 2 ragazzi sono di Sant’Andrea e 2 di Colcitrone, potete capire che anche fra di noi le discussioni siano molto accese! ) nei giorni che precedono la Giostra sono tutto quello che ci vuole per prepararsi al meglio. Per me il Saracino inoltre significa progettare il mio ritorno in Italia, quindi l’eccitazione per la Giostra si mischia all’eccitazione di rivedere i miei amici italiani.

E il tuo Quartiere quale è?

Colcitrone! Rosso Verde, Rosso Verde!!

Hai mai visto la Giostra in piazza? Quali sono le cose che ti sono rimaste più impresse?

Certo, tre volte e le ricordo tutte benissimo. La prima nel settembre 2015, la seconda nel settembre 2016 e la terza nel Giugno 2018. La prima volta in piazza fu scioccante: c’era la folla che urlava e gridava e si sentiva tutta la tensione che trapelava da essa, con i canti che i quartieristi cercavano di far risuonare più forte possibile – ma la cosa più indimenticabile fu l’attimo di assoluto silenzio poco prima che il Giostratore impattasse contro il buratto, il suono della lancia sullo scudo che si sente distintamente… e poi di nuovo urla e grida! Posso ancora sentire dentro di me il suono di quell’impatto e vedermi magicamente catapultato in Piazza Grande.

Hai visto l’ultima giostra? Puoi darci un commento?

Purtroppo la situazione covid non mi ha permesso di essere presente, quindi l’ho vista via web: per me è stata molto speciale da vedere ed allo stesso tempo molto difficile da guardare. Da quando seguo il Saracino non avevo mai visto Colcitrone vincere, quindi vedere la lancia spezzarsi ed il mio Quartiere conquistare la lancia è stata davvero una grande cosa! Ma non sarei onesto se non aggiungessi che mi sono sentito anche un po’ triste per non poter essere ad Arezzo a festeggiare con i miei amici! Sono molto soddisfatto che Colcitrone si sia portato da solo in testa con 38 lance, anche se è sotto gli occhi di tutti come S. Spirito e S. Andrea siano molto pericolosi e attrezzati per combattere fin dalla prossima Giostra.

C’è qualcosa che vuoi aggiungere che non ti ho chiesto?

Soltanto un grande grazie a voi di corrergiostra ed a tutta la gente di Arezzo per avermi fatto sentire fin dal primo giorno parte della vostra famiglia.

Leonardo Maccioni