Ultimo appuntamento per il ciclo di interviste alle 4 quartieriste storiche che va a chiudersi oggi con Barbara Imparati che ci racconterà la sua storia e quella del quartiere di Porta del Foro.

Se vi siete persi le interviste precedenti potete trovarle sul nostro sito www.corrergiostra.it

Ci racconti come e quando ti sei avvicinata al quartiere? Chi erano le altre donne che facevano gruppo con te?

Ho avuto la fortuna di nascere e crescere dentro Porta del Foro e di questo non posso che ringraziare la mia famiglia. Per me sentir parlare di Giostra dentro casa era una cosa naturale grazie a mio padre, mio nonno ed i miei zii. Abitando da sempre di fronte a porta San Lorentino posso dire che il quartiere è sempre stato la mia seconda famiglia. Le ragazze (adesso donne) con cui sono cresciuta sono: Simona Palazzeschi, Sara Mafucci, Sonia Chiarini, Chiara Conti, Ilenia Capacci. Sperando vivamente di non aver dimenticato nessuna posso dire che questo era il nostro “gruppetto” originario a cui durante gli anni si sono fortunatamente aggiunte altre ragazze come Elisabetta Gorelli e Pamela Giusti. (chiedo scusa in anticipo se mi sono dimenticata qualche nome, ma l’età avanza!).

Quali erano le attività che svolgevate i primi anni che eri al quartiere? Come si passavano i giorni che precedevano la Giostra?

Porta del Foro ha sempre avuto una cucina molto attiva che da tantissimi anni rimane aperta da giugno a settembre. Chiaramente gli eventi e le cene sono aumentate sempre più con il passare del tempo ma comunque io se penso ai miei primi anni ricordo tanto tempo passato in cucina: arrivavamo in sede nel pomeriggio per fare tutte le preparazioni necessarie alla cena e tornavamo alla sera per cucinare e servire. Le altre poche attività in cui ci cimentavamo erano l’allestimento della piazza e del nostro circolo oltre alla preparazione delle coreografie per la sfilata.

Nei giorni che precedevano la Giostra non c’erano feste, discoteche, cene a tema o altro del genere, semplicemente si provava piacere nello stare insieme e nel parlare di Giostra, cosa che purtroppo adesso è quasi sparita. Si commentavano le prove della giornata, ci si lanciava in pronostici, si pensava a cosa preparare per la propiziatoria e quattro o cinque giorni prima della Giostra c’era l’uscita delle liste dei figuranti con tutti i ragazzi a fare capannello per vedere quale vestito gli sarebbe toccato (ovviamente seguivano infinite discussioni). La Giostra era davvero il nucleo attorno al quale giravano tutti i discorsi.

Ci racconti cosa hai provato la prima volta che sei entrata in piazza con il costume del quartiere?

Delle emozioni cosi forti non sono facili da raccontare. Quando arrivi a Borgunto e vedi tutta la piazza spalancarsi davanti a te non puoi restare lucido, l’unica cosa che ti tiene in piedi è la forza del gruppo, il sentirsi con i propri quartieristi depositari dello stesso destino e con il dovere di rendere onore al proprio quartiere. Spiegare questo senso di appartenenza a chi non lo prova non è possibile, il quartiere va vissuto e amato in ogni momento, bisogna darsi anima e corpo e soltanto dopo ci si sente appagati da quell’appartenenza di cui parlavo prima e che ti porta a sentirti parte di una storia che durerà anche dopo di noi.

Qual’è la vittoria che ricordi con più gioia e perché?

Le vittorie sono tutte belle, sia quelle meritate sia quelle arrivate grazie a colpi di fortuna. Quella che ancora oggi però ricordo con un pizzico di orgoglio in più è quella di settembre 2007 dove fra l’altro ero vestita per la prima volta da lucco. Fu una Giostra indimenticabile, fra le edizioni più belle della nostra manifestazione. Riuscimmo a portare a casa la lancia grazie a 3 bellissimi centri colpiti tutti nelle 3 carriere di spareggio, questo causò una tensione ed una sofferenza impossibili da dimenticare. A distanza di tanto tempo ricordo ancora benissimo gli sguardi un po’ di speranza ed un po’ di paura che ci scambiavamo con i nostri figuranti durante la Giostra. Alla fine tutta l’ansia accumulata si sciolse in una gioia indescrivibile ed aver vissuto quella Giostra in piazza con il vestito del mio quartiere mi fa sentire davvero una privilegiata.

Qual’è la sconfitta che ricordi con particolare dolore e perché?

Come le vittorie sono tutte belle, le sconfitte sono tutte brutte, ogni sconfitta porta con se rabbia e delusione per il lavoro di un intero anno che non ha portato i risultati sperati.

Ovvio che poi ci sono quelle che digerisci meglio, quelle che digerisci peggio e quelle che non digerisci proprio. In quest’ultima categoria rientra senz’altro l’ultima Giostra, quella di settembre 2023. Non mi nascondo nel dire che ci avevo creduto tanto durante tutta la settimana ed ancora di più il giorno della Giostra dove sembrava che tutto andasse per il verso giusto…purtroppo invece sappiamo tutti come è finita.

Ci racconti un aneddoto o la storia di una donna del quartiere che ti ha ispirato e che vorresti ricordare?

Vorrei ricordare innanzitutto le donne della mia famiglia, quando si avvicinava la Giostra tutti gli uomini di casa (babbo, nonno, zii) sparivano notte e giorno dietro ai mille impegni del quartiere e le mogli con tanta pazienza li hanno sempre sopportati e supportati in questa grande passione. In particolare mio nonno, Secolo Imparati, senza la forza e la tranquillità che gli dava mia nonna Vittorina non avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto per il quartiere e per la Giostra.

Un’altra persona fantastica, omonima di mia nonna, che voglio menzionare è Vittorina Rossi, disponibilissima e solare signora che ho sempre visto fin da piccolissima darsi da fare per il bene del quartiere e che fino a che la salute glielo ha permesso è sempre stata presente a tutte le iniziative e gli eventi. Sono sicura che anche adesso Porta del Foro e la Giostra del Saracino sono sempre in cima ai suoi pensieri.

Per ultima, ma non per questo meno importante, voglio ricordare Tiziana Mascalchi. Per tutti i ragazzi della mia età è stata una vera e propria mamma. Insieme a Fabio Capacci hanno preso questo gruppo di ragazzini che eravamo noi all’epoca e ci hanno insegnato tutto: da come si sta dentro una cucina a come si pulisce la sede. Hanno creduto in noi, ci hanno difeso quando facevamo qualche sciocchezza e soprattutto Tiziana era una persona con cui potevi confidarti perché eri sicura che sarebbe sempre stata dalla tua parte.

Un giudizio sulla Giostra di oggi? Ti piace? Sei contenta di tutta questa partecipazione? C’è qualcosa che cambieresti?

La Giostra è ovviamente cresciuta a livello esponenziale negli ultimi anni, basti solo soffermarsi sul livello dei giostratori e sulla quantità di ore di allenamento che servono a raggiungere questi risultati. La presenza di tanti giovani non si può dire che non faccia piacere ed io sono troppo innamorata del Saracino per poterne parlare male. Se dovessi fare un rimprovero ai ragazzi che si sono avvicinati da poco al quartiere però sarebbe questo: serve più appartenenza.

Qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti aggiungere?

Vorrei mandare attraverso queste pagine un ricordo ed un saluto a tutti i quartieristi e le quartieriste che non ci sono più. Persone che hanno reso grande Porta del Foro sacrificando il proprio tempo ed i propri affetti per costruire qualcosa che durasse attraverso le generazioni. Questa eredità noi abbiamo il dovere di meritarcela e rispettarla. In particolare la parola “rispetto” credo che dovrebbe essere ben stampata in mente a chiunque voglia avvicinarsi alla Giostra: bisogna avere rispetto di tutte le proprietà del quartiere, non per il valore materiale in se, ma perché tutto quello che si trova all’interno di una sede racchiude una storia fatta di sacrifici e passione di persone che probabilmente non ci sono più. Rispetto per i bambini che saranno il nostro futuro, rispetto per chi è nel fiore degli anni e sacrifica tempo e famiglia per una passione, rispetto per le persone anziane che sono il nostro passato e la nostra memoria.

Leonardo Maccioni