Dopo aver intervistato 4 quartieristi storici (se vi siete persi gli articoli li trovate tutti su www.corrergiostra.it) non potevamo non replicare con la seconda metà del corpo sociale di ogni quartiere coinvolgendo 4 quartieriste storiche. Partiamo con Porta Sant’Andrea e Rossella Cartocci che ci racconta il suo passato e quelle che sono le sue idee per il futuro.

Ciao Rossella, ci racconti come e quando ti sei avvicinata al quartiere? Chi erano le altre donne che facevano gruppo con te?

Mi sono avvicinata al quartiere a metà degli anni 70’ per dare una mano alla Graziella, la moglie di Enzo Piccoletti nel rammendare ed ordinare i nostri costumi che al tempo avevano costante bisogno di manutenzione in quanto erano tenuti un po’ “alla meno peggio” anche per mancanza di strutture adeguate (Sant’Andrea ancora non aveva nemmeno una sede). Il nostro gruppo era abbastanza numeroso, sperando di non dimenticare nessuna voglio nominare: Alida Francesini, Fiorella Castelli, Paola Castelli, Rossella Bruno, Maria Grazia Zelli, Mirella Carloni e Ilaria Fausti.

Quali erano le attività che svolgevate? Come si passavano i giorni che precedevano la Giostra?

Il quartiere non era assolutamente come è adesso, le cose da fare non erano molte e noi donne ci impegnavamo soprattutto nel rammendare i costumi e tenere pulita la sede. Passando gli anni però le attività aumentavano sempre di più ed ecco che allora un giorno c’era da allestire una sala da ballo, un altro da preparare una festa o organizzare qualche lotteria. Sempre piccole cose comunque anche perché il fatto di avere una sede provvisoria (e anche brutta) era sicuramente un ostacolo non da poco. Negli anni ‘80 le cose migliorarono quando partirono finalmente i lavori di ristrutturazione nella nostra attuale sede in via delle Gagliarde e venimmo trasferiti al circolino parrocchiale di S Gimignano: qui le attività iniziarono a farsi via via più intense e cominciammo ad allestire stand gastronomici ed organizzare le prime “settimane del quartierista”.

Qual’è la vittoria che ricordi con più gioia e perché?

Ricordo con particolare emozione la vittoria nella Giostra straordinaria del 1984 svolta alla presenza del presidente della repubblica Sandro Pertini. Io ebbi l’onore di poter scendere in piazza come damigella (all’epoca era ancora peggio di adesso visto che se ne vestivano soltanto due per quartiere), il solo fatto di essere stata scelta per me era già una grandissima ricompensa. Pensa poi cosa può essere stato vincere la lancia d’oro dopo una Giostra bellissima decisa da un IV di Martino alla seconda carriera di spareggio contro Porta Crucifera, una vera e propria apoteosi di felicità che non dimenticherò mai.

Qual’è la sconfitta che ricordi con particolare dolore e perché?

Partendo dal presupposto che le sconfitte sono tutte dolorose devo ammettere che quella che ancora non sono riuscita a digerire risale addirittura al 1981. Sant’Andrea aveva interrotto pochi anni prima i rapporti con Franco Ricci, il quale per un periodo era riuscito a riportare entusiasmo in un quartiere che altrimenti  “perdeva sempre il saracino”. Andato via Franco eravamo ripiombati in una spirale di sconfitte che ovviamente non rendevano sereno il clima.

Tornando alla Giostra ricordo che la nostra prima carriera fu corsa da Vincenzo Verità che (a suo dire) mirò al V riuscendo anche a colpirlo in pieno, un nostro quartierista nell’esultanza rischiò anche di farmi cadere dalla tribuna…  peccato però che lo scalmanato non si fosse accorto che il nostro cavaliere avesse perso la lancia dopo l’impatto marcando 0 punti. In seconda carriera andò Mario Giacomoni che colpì il II perdendo anch’esso la lancia: morale della favola uscimmo di piazza con 0 punti fra le risa di scherno degli altri quartieri.

Voglio però aggiungere che il quartiere a livello sociale era molto vivo tanto che nonostante l’amarissima sconfitta decidemmo di organizzare una 3 giorni di festa nei giardini Inigo Campioni.

Ci racconti cosa hai provato la prima volta che sei entrata in piazza con il costume del quartiere?

La prima Giostra in cui indossai il vestito fu nella prima edizione del 1984 ma devo essere sincera, non mi ricordo granché di quella esperienza perché tutti i ricordi sono andati a fondersi con quelli della vittoria nell’edizione straordinaria che ho raccontato prima. A tal proposito aggiungo che il nostro capitano Carlo Fardelli prima di entrare in piazza si presentò da noi damigelle e ci prese da parte per un piccolo conciliabolo dove si raccomandò di “non fare gestacci” e di “comportarsi in maniera elegante” perché dovevamo far vedere al Presidente della Repubblica la grazia e la signorilità della gente di Sant’Andrea. Io e Cristina Porcellotti, che era l’altra dama insieme a me, entrammo molto tese in piazza e facemmo un piccolo inchino rivolto al Presidente che ci sorrise amabilmente (forse aveva già capito che quella Giostra l’avremmo vinta noi).

Ci racconti un aneddoto o la storia di una donna del quartiere che ti ha ispirato e che vorresti ricordare?

Voglio ricordare Maria Grazia Zelli (nei Marcantoni) con cui eravamo solite preparare le coccarde bianco verdi da vendere al banchino dei gadgets. Visto che io ero molto brava all’uncinetto le facevo con i gomitoli mentre lei era addetta a farle di stoffa. Passavamo le serate cosi, lavorando e chiacchierando in maniera spensierata. Ricordo anche quando con lei e le altre donne bianco verdi preparammo 150 segna posti con scritto “Grazie Vincenzo” per celebrare l’ultima Giostra di Vincenzo Verità che oltre essere stato un grande giostratore è anche stato il maestro di Martino Gianni.

Un giudizio sulla Giostra di oggi? Ti piace? Sei contenta di tutta questa partecipazione? Cosa cambieresti?

Per alcune cose la Giostra è migliorata molto. Ovviamente saltano subito all’occhio i punteggi altissimi che vengono colpiti rispetto a prima ma vorrei sottolineare anche il comportamento dei figuranti che è molto più ordinato e consono alla manifestazione, non come una volta dove in piazza regnava l’assoluta confusione ed era pieno di gente in borghese che faceva il bello ed il cattivo tempo. Per quanto riguarda invece la situazione che viene a crearsi durante le settimane del quartierista (parlo di tutti i quartieri, non solo del mio) sono abbastanza critica: credo che si stia perdendo quello che era la vera forza della Giostra, ovvero la passione, per sostituirla con eventi destinati ad “incassare” e che non promuovono la coesione sociale ed intergenerazionale che dovrebbe essere il fulcro di un quartiere. Non si parla più di Giostra, si creano eventi dove partecipano migliaia di persone che del Saracino se ne fregano per 360 giorni l’anno. Credo che questo sarà un tema che verrà a galla molto presto perché non sono l’unica a pensarla così, come detto prima ho avvertito le stesse lamentele in tutti e 4 i quartieri.

Qualcosa che non ti ho chiesto e che vorresti aggiungere?

Riallacciandomi alla domanda precedente vorrei umilmente fare un piccolo appello ai giovani del mio quartiere: fate meno iniziative e parlate più di Giostra, prendete coscienza della storicità della nostra manifestazione e cercate di custodirla magari organizzando serate che coinvolgano quartieristi di tutte le età, dai bambini agli anziani. Questo in altri quartieri che non voglio nominare viene già portato avanti da un po’ di anni, soprattutto per quanto riguarda la gestione e la “educazione alla Giostra” dei bambini credo che abbiamo molto da lavorare, ma nel futuro sono sicura che i nostri giovani ragazzi sapranno ritrovare quello spirito di aggregazione che ha contraddistinto la nostra manifestazione per tutti questi anni.

Leonardo Maccioni