Storia della lancia d’oro e dei trofei della Giostra

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La lancia d’oro ha in realtà una storia molto recente. È stata introdotta come principale trofeo della manifestazione solo a partire dalla seconda edizione del 1932. Prima di parlarne voglio rivolgere la mia attenzione su ciò che c’era prima, ovvero un palio. Il drappo decorato rispetto alla lancia d’oro ha infatti una storia molto più antica.[I] Risale al Medioevo quando ad Arezzo non si correva la Giostra ma un’altra manifestazione ovvero il palio di San Donato. La competizione si svolgeva il 7 agosto, giorno della celebrazione del santo.  Non ce lo dobbiamo però immaginare come quello senese, nel quale bisogna compiere vari giri di un circuito allestito nella piazza principale. Il palio aretino veniva corso alla lunga, ovvero con un punto di partenza ed uno di arrivo diverso e con i cavalli scossi, vale a dire senza un fantino che li cavalcasse. Ogni anno il punto di partenza cambiava e la gara si svolgeva lungo una delle vie principali di Arezzo. L’arrivo era sempre nella parte alta della città, precisamente davanti al palazzo comunale che però non si trovava nella posizione odierna ma indicativamente nell’area dell’attuale parco del Prato. Ai piedi della scalinata del palazzo, rivolta verso via di Pellicceria, erano posti i premi della gara: primo premio un palio scarlatto, secondo uno sparviero, terzo una porchetta, quarto un’anatra.[II] Al primo premio in città era data grande importanza. Sappiamo infatti che il giorno della vigilia della festa il palio era portato dai banditori[III] in giro per la città in modo da farlo ammirare a tutto il popolo. Se vogliamo questa tradizione è stata ripresa dal bando quando la mattina della Giostra la lancia viene portata in corteo per tutta la città e vista per la prima volta da tutti coloro che si assiepano lungo il percorso.

La tradizione di avere come premio della principale manifestazione della città un palio non si perse in età moderna quando si abbandonò la vecchia manifestazione e si introdusse la Giostra del Saracino. Nel primo documento che parla ufficialmente di una Giostra corsa ad Arezzo, risalente al 1535, è documentato che il premio fu un palio di raso, di colore viola, per il cui acquisto vennero spese venticinque lire. Questo fu il premio principale per quasi tutte le Giostre corse lungo l’arco dell’età moderna. Un’importante eccezione è costituita dalla Giostra del 1677. In questa edizione, che per noi è molto importante dato che ad essa si ispira la nostra attuale Giostra, come premio vediamo comparire per la prima volta una lancia decorata in oro.[IV] La Giostra di quell’anno fu però un caso isolato dato che in seguito si riprese ad adoperare il palio.

Questa tradizione è giunta anche ai nostri giorni. Nella prima Giostra i premi che furono assegnati a Porta Burgi per la vittoria della prima Giostra furono tre: un palio amaranto con ricamato il cavallo inalberato, simbolo della città, una targa di bronzo ed una medaglia d’oro. Come vedete non vi è ancora traccia della lancia d’oro, il trofeo continua ad essere un palio.

A partire dalla Giostra del 1932, oltre a molti cambiamenti nello svolgimento della gara come, ad esempio, lo spostamento della lizza da via di Seteria alla posizione attuale, viene introdotta la lancia d’oro come principale premio della Giostra. Purtroppo, non disponiamo di documenti che spieghino chiaramente il perché si prese questa decisione. Possiamo ipotizzare che come nella prima edizione ci si rifece per le regole alla Giostra corsa nel 1677 sempre da quell’evento venne ripreso anche il trofeo che, come abbiamo detto, fu una lancia decorata. Inizialmente però la lancia non era l’unico premio. Grazie alle cronache dei giornali dell’epoca sappiamo che al quartiere vincitore veniva consegnata anche una bandiera e ad i giostratori una medaglia a testa. Progressivamente scomparvero i premi collaterali e la lancia rimase l’unico premio. Inizialmente era molto semplice e l’elsa non era particolarmente elaborata. A partire dagli anni ’80 venne introdotta la dedica ad un personaggio o ad un evento importante per la storia di Arezzo e la realizzazione dell’opera venne affidata al maestro intagliatore Francesco Conti.

Samuele Oroni

 

Bibliografia

-“Il sempre innocente”, “Feste celebrate in Arezzo l’anno MDCLXXVII dall’Accademia degli Oscuri e suo principe per la solennità di S. Niccolò loro protettore, in Arezzo, all’Insegna del Sole”, 1678.

-Attilio droandi (a cura di), statuto del comune di Arezzo 1327, Alberti & C. editori, 1992.

-C. Dissennati, Le Mille Lance del Saracino, Tip. D. Badiali, Arezzo, 1966.

– Duccio Balestracci, La festa in armi. Giostre, tornei e giochi del Medioevo, Laterza, 2001.

-E. Piccoletti, storia della giostra del saracino.

-L. Berti, La vittoria conseguita nel 1931 dal Rione di Porta Burgi, Ares, 1996.

-S. Crestini, Arezzo 1931- la rinascita del saracino, settore8 editoria, 2020.

[I] Il palio come premio per i tornei ha una storia molto lunga ed è una pratica diffusa in tutta Italia. Il termine deriva dal latino “pallium” e significa drappo. Viene sempre scelto come primo premio forse per il rimando alla cultura civile e militare dove il vessillo è l’emblema del potere. In tutte le città si diffuse il gusto per un palio sempre più prezioso e decorato per il cui acquisto venivano stanziati anche molti soldi pubblici.

[II] V. statuto del comune di Arezzo 1327, P. 65.

[III] La figura del banditore viene spesso citata all’interno dello statuto del comune del 1327. Per fare un paragone potremmo paragonarlo nelle sue funzioni all’odierno araldo della giostra.

[IV] Nel Libretto del “sempre innocente” si parla di “…Più libbre d’oro in vaghe anella ritorto con bel serto di quercia…”. Anche se non viene chiamata con il nome che tutti conosciamo possiamo interpretare questa descrizione come una sorta di lancia d’oro dell’epoca.

 

Note

[1] Questo articolo riprende ed amplia gli argomenti trattati dal sottoscritto in un intervento tenuto presso il quartiere di Porta Crucifera lo scorso 24 marzo nell’occasione di una serata che vedeva come protagonista la lancia d’oro. La serata faceva parte del progetto “A sQuola di Giostra”.

[2] Il palio come premio per i tornei ha una storia molto lunga ed è una pratica diffusa in tutta Italia. Il termine deriva dal latino “pallium” e significa drappo. Viene sempre scelto come primo premio forse per il rimando alla cultura civile e militare dove il vessillo è l’emblema del potere. In tutte le città si diffuse il gusto per un palio sempre più prezioso e decorato per il cui acquisto venivano stanziati anche molti soldi pubblici.

[3] V. statuto del comune di Arezzo 1327, P. 65.

[4] La figura del banditore viene spesso citata all’interno dello statuto del comune del 1327. Per fare un paragone potremmo paragonarlo nelle sue funzioni all’odierno araldo della giostra.

[5] Nel Libretto del “sempre innocente” si parla di “…Più libbre d’oro in vaghe anella ritorto con bel serto di quercia…”. Anche se non viene chiamata con il nome che tutti conosciamo possiamo interpretare questa descrizione come una sorta di lancia d’oro dell’epoca.