I confini tra i quartieri: tra storia e attualità una soluzione certa e definitiva è necessaria

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Dopo che il vice sindaco ha dichiarato che l’apposizione della bandiera di Porta Sant’Andrea nella scuola Brunetto Bucciarelli Ducci di Olmo è corretta e che il confine tra i due quartieri è dato dalla linea ferroviaria, oggi è stata rimossa la bandiera bianco verde e apposta nuovamente nella scuola, quella del quartiere di Porta Santo Spirito. Cosa sta succedendo nel mondo della giostra?

La Giostra del Saracino per molti anni della sua moderna storia non ha sempre avuto l’attenzione e una direzione all’altezza della sua importanza, ciò ha comportato che molte materie fossero improvvisate o lacunose, tra le approssimazioni che ancora oggi si trascina dietro vi è la confinazione dei Quartieri.
Materia questa che necessiterebbe ben altro approfondimento e precisazioni rispetto a quello che potremmo fare qui, ciò non di meno, almeno stando alle carte e alla documentazione in nostro possesso possiamo provare a ripercorrerne la storia.
Giova ricordare che nella secolare tradizione giostresca aretina i cavalieri correvano singolarmente senza abbinamenti a fazioni territoriali, è quindi solo dalle riforme degli anni Trenta del secolo scorso che si parla di confini all’interno della manifestazione.

Come ben sappiamo la prima giostra con questa innovazione fu corsa nel 1931 e vi presero parte 5 rioni (Burgi, S. Spirito, Crucifera, Saione, Foro). L’introduzione di una ripartizione rionale comportò che gli aretini fossero suddivisi territorialmente; sfortunatamente però, tranne qualche parziale annotazione giornalistica, non ci è pervenuta una documentazione sufficiente ad una completa ricostruzione.

Con le riforme avvenute in vista delle Giostre del 1932 vi furono la soppressione dei rioni Burgi e Saione più l’introduzione del Quartiere di Porta Sant’Andrea, così che dalle Giostre corse quell’estate avemmo i quattro Quartieri come li conosciamo ancora oggi. Ovviamente ciò comportò una nuova definizione dei confini che fortunatamente questa volta è ben documentata, compresa una cartina pubblicata nel Marzo 1932.

Mentre lo Statuto più genericamente recitava:
“Capitolo 1: “In data 23 marzo 1932 sono costituite nella città di Arezzo le Società di Quartiere per ciascuno dei quartieri in cui si divide l’abitato urbano coi sobborghi, cioè: Porta Crucifera (Colcitrone e S. Croce); Porta del Foro (S. Lorentino e S. Clemente); Porta Santo Spirito (Porta di Borgo e Saione); Porta Sant’Andrea (Porta Ferdinando o Trento e Trieste e Ponte Novo).”
Bisogna annotare che questi non erano i confini medievali, ma delle antiche ripartizioni conservavano solamente la partizione secondo i punti cardinale, fin da allora ad un criterio storiografico fu affiancata una rivalutazione urbanistica attualizzata nella ricerca di: “… una soluzione che armonizzi il criterio storico con lo sviluppo edilizio contemporaneo…”

Dopo la fine della II Guerra Mondiale la Giostra riprese nel 1948 e già nel 1949 si provvedeva ad alcune precisazioni e ad invitare i comuni della provincia ad inviare un alfiere ed un valletto con i rispettivi emblemi per partecipare al corteggio.
La Giostra però, dopo un iniziale rilancio, fu spesso vittima di cattiva amministrazione e diatribe tra gli enti organizzatori, ciò portò tra l’altro alla riduzione ad una sola edizione annuale fino agli anni Ottanta. Ovviamente il dopoguerra si caratterizzò anche per un boom edilizio, anche se la Giostra per molto tempo ancora fu ‘sentita’ quasi esclusivamente dagli abitanti del centro cittadino.

Uno spartiacque avrebbero voluto essere le famigerate riforme del 1951 quando vi fu una più corposa rivisitazione delle confinazioni, questa avvenne con una delibera del Consiglio Comunale all’interno di una più ampia esigenza di riordino amministrativo per motivazioni catastali e censitarie. È in questa occasione che, solo per stare alle questioni più spinose, il confine di Porta Crucifera fu portato fino a Piazza S. Giusto e via Garibaldi, piazza San Francesco fino a via Montetini fu assegnato a Porta del Foro e altre modifiche avvennero tra Santo Spirito e Sant’Andrea nella zona a sud di via Crispi.
C’è però da dire che a queste novità il mondo giostresco non vi si uniformò mai giudicandole calate dall’alto e rispecchianti esigenze divergenti con quelle della manifestazione, mantenendo le consuetudinarie ripartizioni sì andò perciò a creare una dissonanza. Di ciò si conserva, oltre alle specifiche della delibera anche una cartina.

Anche il perimetro extracittadino era motivo di spartizione e ciò fu vidimato nel 1956 quando furono rifatti i costumi e ad ogni Quartiere furono assegnati 4 vessilli: uno con l’emblema del Quartiere, uno con l’immagine del Santo protettore più uno con l’immagine della vallata assegnatagli e un ultimo contenente gli emblemi dei comuni della rispettiva vallata così ripartite:
– Porta S. Andrea: Val Tiberina
– Porta Crucifera: Casentino
– Porta del Foro: Valdarno
– Porta S. Spirito: Val di Chiana
Si deve infatti ricordare che fino alle riforme di fine anni Ottanta il territorio extraurbano non prevedeva il medievale riferimento alle cortine e alle visconterie, ma ad ogni Quartiere era abbinata una vallata della provincia.

Facendo un salto di qualche anno si arriva agli statuti del 1976 e 1980 ove per i confini urbani non sono specificatamente riportate le strade, ma si faceva riferimento ad una piantina:
“Art 1: Sono costituite, in Arezzo, le Società di Quartiere della Giostra del Saracino – così lo Statuto del 1976 – in corrispondenza alla divisione territoriale della Città in quattro quartieri i cui confini sono definiti su di una pianta della città medesima depositata presso l’Ufficio Tecnico Comunale…
Inoltre era confermata la ripartizione per vallate:
“…Quali zone giurisdizionale fanno parte delle Società di Quartiere le quattro vallate della Provincia di Arezzo così ripartite: Porta S. Andrea: Val Tiberina, Porta Crucifera: Casentino, Porta del Foro: Valdarno, Porta S. Spirito: Val di Chiana.
Nel mentre varie commissioni o gruppi di lavoro cercavano di trovare una soluzione alla questione, senza però grande fortuna.

Un altro momento topico per la Giostra saranno le riforme sul finire degli anni Ottanta che interesseranno svariati ambiti organizzativi fino al rifacimento dei costumi. Come prima segnalazione si può ricordare che per il territorio extraurbano, come accennato, vennero eliminate i riferimenti alle vallate e inserita la suddivisione medievale delle cortine e visconterie così assegnate:
Porta Crucifera quella della Verona,
Porta del Foro di Montagna e della Valdambra oltre l’Arno,
Porta S. Andrea di Cerignolo,
Porta S. Spirito del Piano di Arezzo e della Valdambra fino all’Arno.
Questo nuovo modello comportò l’eliminazione dei vessilli dei Quartieri che si rifacevano alle vallate.
Per ciò che concerne i confini urbani si faceva riferimento ancora nello statuto del 1989 ad una piantina allegata allo stesso. Possiamo quindi sintetizzare che, forse per semplificazione e in attesa di diversi accordi, ufficialmente ci si rifaceva a cartine cittadine (probabilmente richiamanti i confini come deliberati nel 1951), ma che le stesse disposizioni poi non trovavano applicazione nella realtà giostresca nella loro completezza. Ciò si estrapola anche da una appendice dello stesso Statuto del 1989, che ritendo ad un passo un accordo, così recitava:
“Testo del nuovo Statuto della Giostra del Saracino, rielaborato dalla Commissione consiliare in veste unificata, in sostituzione dei cinque precedenti testi normativi (Comitato Giostra, Magistratura, Quartieri, Musici, Regolamento tecnico). Gli articoli 41/44, relativi alla definizione delle caratteristiche dei Quartieri, sono riportati in stesura parzialmente incompleta. La delimitazione dei tracciati viari di confine, già esaminata nelle linee generali, sarà definita dalla Commissione – sulla base di un accordo tra i Quartieri in via di perfezionamento – prima della trasmissione della proposta al Consiglio Comunale.”
Accordo che come sappiamo poi non venne raggiunto.

Un ulteriore importante momento riformatorio avvenne a metà degli anni 90, tra cui l’introduzione dell’Ente Istituzione Giostra del Saracino. Se fino a questo momento ancora per il perimetro urbano gli statuti si rifacevano ad una mappa (e fino al 1989 alle vallate) con i nuovi regolamenti sparisce anche il riferimento a qualsivoglia cartina, recita infatti solamente lo statuto:
“La suddivisione topografica dei Quartieri e dei rispettivi territori di competenza, urbani ed extraurbani si richiama alla partizione della città di Arezzo e dei suoi domini nel XIV secolo, pur tenendo conto delle trasformazioni avvenute nel corso dei secoli successivi e del progressivo ampliamento del perimetro urbano, sviluppatosi in maniera non omogenea rispetto all’antico nucleo medievale.”
Mentre gli articoli inerenti i singoli Quartieri se mantengono gli abbinamenti alle rispettive cortine e visconterie per il territorio extracittadino, per lo spazio urbano si limitano a richiamare solo i punti cardinali, esempio:
“Il territorio del Quartiere di X Porta si estende nel settore Y della città.”
Risulterebbe quindi rimanente per il tessuto cittadino dalla metà degli anni Novanta solamente un complesso normativo consuetudinario, che però paga in parte lo scotto di un sistema tradizionalistico variato nel tempo, ricco di inquinamenti e di piccole diatribe, per cui non sempre chiaro ed univoco.

Da tutto ciò si evince uno status non ogni volta di facile soluzione e che paga lo stratificarsi di normative e tradizioni, ovviamente non mancano i tanti punti in comune e comunque è un sistema che va avanti da molti anni. Ciò non toglie che una confinazione più rigorosa possa divenire elemento di maggiore serietà per tutta la Giostra, a rispetto di una manifestazione basata per lungo tempo e in buona parte su tradizioni non sempre codificate e in altra parte risultanti nella loro natura sopperenti all’evolversi urbano.

Anche in passato ci sono stati più volte momenti critici dovuti ai confini tra i quartieri. La prospettiva di una riforma sul tema è quanto mai necessaria. Alla luce di questo ultimo episodio la necessità della riforma si dimostra di assoluta attualità. Non è dato sapere se le dichiarazioni del vice sindaco trovino fondamento in una ulteriore fonte rispetto a quelle citate. Vero è che una soluzione certa e definitiva deve essere trovata evitando così che i confini possano essere arbitrariamente interpretati.