La Lancia d’oro che andrà in premio al quartiere vincitore della 142esima edizione della Giostra del Saracino, del 4 Settembre 2022, sarà dedicata ai 250 anni dall’emanazione del motuproprio che nel 1772 istituì ad Arezzo la prima forma associativa di comune toscano, dando così vita alla comunità aretina come organismo amministrativo e politico.
L’emanazione del motuproprio avvenne il 7 dicembre 1772, voluto dal Duca Pietro Leopoldo d’Asburgo – Lorena, con cui varò la riforma comunitativa della città.
Il suo obiettivo fu rendere il più autosufficiente possibile la società e nello sgravare parallelamente lo Stato da tutta quella farragine di compiti amministrativi che esso si era assunto poco per volta durante i secoli del Principato mediceo, nello sforzo logorante, compiuto dalla precedente dinastia, di tenere sotto controllo un mondo corporato infinitamente complicato, contraddittorio e rissoso. Il disegno consiste nel sostituire la vecchia ‘’comunità degli originarii’’con una compagine pensata in un modo completamente diverso, una sorta di comunità di possessori, formata da tutti coloro che, indipendentemente dalla loro origine o dalla anzianità del loro domicilio, sono proprietari di una porzione qualsiasi del territorio comunale e in rapporto ad essa pagano una certa tassa al Comune. Attribuendo la gestione della comunità a coloro che ne sopportano gli oneri, da una parte ottimizzando l’efficienza delle amministrazioni locali, garantita ora dall’interesse individuale, e dall’altra la riduzione al minimo dell’intervento dello Stato, che con piena fiducia potrà ora lasciare alle nuove comunità il disbrigo dei loro interessi, togliendo di mezzo tutto l’odioso e intrusivo sistema di controlli ereditato dall’età medicea. Una sorta di riforma ‘costituzionale’ del territorio; recupero, da parte delle comunità, di una sfera di libertà naturale perduta ormai da un paio di secoli e la minimizzazione dei compiti statali sono, per i riformatori leopoldini, almeno sul piano teorico, tre facce di una medesima medaglia, consistente nell’applicare per la prima volta a un territorio tanto complesso, i principi della razionalità illuminista. È appunto con questo corredo di principi che Leopoldo si accinge, a partire dal 1772, alla grande opera della riforma comunitativa, che negli anni seguenti verrà applicata gradualmente, pezzo a pezzo, prima al Fiorentino (1774), poi al Pisano (1776), quindi al Senese (1777) e infine al compartimento grossetano, o Provincia senese inferiore, cioè alla Maremma (1783).
In territorio aretino, nel 1772 appunto, il provvedimento, oltre a rinnovare gli organi di governo locale e ad ammodernare la struttura amministrativa, riunificò la Comunità della Città con quella delle Cortine di Arezzo separate all’inizio della denominazione fiorentina, segnando così la nascita del Comune moderno costituito da un insieme di frazioni con un capoluogo sede del governo locale.
L’impugnatura della Lancia è stata realizzata dal maestro Fabio Viale, scultore formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Torino e che nel suo lavoro opta per un completo coinvolgimento fisico con la sua arte. Tutte le sculture di Viale impressionano per il virtuosismo tecnico, incantano per la sinuosa bellezza e divertono per la loro soave ironia. Interessante anche l’aspetto provocatorio del suo approccio alla scultura, nel tentativo di rinnovarne i crismi facendo collimare arte classica ed espressioni moderne, come i tatuaggi.
La Lancia D’oro nella sua interezza poi è stata sapientemente rifinita dal maestro intagliatore Francesco Conti, che grazie all’esperienza e alle sue idee originali ha saputo personalizzare le aste, dando il tocco finale all’opera.
Alessandro D.