Un giorno ho soffermato lo sguardo sulla foto di Edoardo vestito da paggetto per l’edizione della Giostra di giugno 2018, ciò che ha rapito la mia attenzione non sono stati i colori dei figuranti, la foto è in bianco e nero, ma l’espressione fiera di mio figlio. 

Ecco, io la sensazione che Edo ha provato quel giorno la capisco. E’ il “senso di appartenenza”, l’orgoglio di fare parte di un quartiere che è insita in quella figura straordinaria che è il quartierista. 

Che il motto sia “Tria capita, una mens” piuttosto che “Divus Andreas, superior discedit”, con “Antico ardore” o “Excelsior crux, maior Gloria”, il succo non cambia, hai un fuoco dentro che chi non è coinvolto non può capire, è una luce che si accende ogni volta che vedi i tuoi colori, senti le tue canzoni.

Quando vedo piazza Vasari mi sale un groppo alla gola, in qualunque momento dell’anno. Sento dentro di me Terra d’Arezzo, le chiarine vibrano, i tamburi scandiscono i battiti del cuore; immagino quegli interminabili secondi in cui il giostratore corre verso il buratto e tutto intorno c’è un silenzio assoluto, ogni quartierista in piazza sente solo il suo respiro e spera……….. Il cavallo galoppa…. Poi l’impatto della lancia sul tabellone sveglia tutti, gioia e disperazione, speranza e rassegnazione.

Ho vissuto queste emozioni da quando avevo 14 anni, sempre in piazza grande, coi colori nel cuore. La gioia più grande me l’ha regalata il quartiere, l’ultima volta nel 2014, dama nell’edizione in notturna.

L’orgoglio di sfilare con i tuoi colori, attraverso le strade della tua amata città, lo sguardo fiero, le spalle dritte, il passo al ritmo dei tamburi e la speranza che cresce ad ogni passo che ti avvicina a piazza Grande.

L’attesa in piaggia di San Bartolomeo è interminabile, ti guardi intorno scrutando gli altri quartieri con l’espressione che dice “tanto vinciamo noi” e chi fino a ieri ti era amico, diventa un rivale; cominciano gli sfottò e i canti goliardici.

Tutti i figuranti sono frementi in Borgunto, che tua sia sbandieratore, musico o di signa arretii, il cuore è un treno in corsa, ricordo che a me tremavano le mani e mancava l’aria. Il piede destro si muove, si appoggia greve sulla lizza, i volti sono allo stesso tempo tirati e fieri, in quell’istante diventi consapevole che sei una parte essenziale della Giostra, sei un figurante, rappresenti dei colori, un ardere dentro che tutta la piazza respira e vive con te, anche se non ti conosce, ma tu ne fai parte e ti fai avvolgere dall’emozione.

E quando tutto è finito, comunque sia andata, resti con la tua gente, col cuore e col pensiero, condividi una felicità indescrivibile o un dolore enorme, continui ad applaudire i giostratori a cantare i tuoi colori e inizi a spuntare sul calendario i giorni che mancano alla prossima disfida di buratto alla città di Arezzo.

Quando il Sommo Poeta ci definì botoli ringhiosi, forse non era mai stato in un quartiere, altrimenti avrebbe percepito il calore che portiamo dentro.