Durante la Giostra del Saracino a prendersi cura del Re delle Indie ci sono due famigli che indossano abiti musulmani. Il loro compito è quello di caricare il Buratto, inserire il tabellone e consegnarlo alla giuria dopo la carriera di ogni giostratore.
Prima di parlare del vostro ruolo all’interno della manifestazione, vorremmo sapere come nasce la vostra passione per la Giostra del Saracino e come vi siete avvicinati alla rappresentanza comunale?
Simone: “Come tutte le “relazioni” che poi durano nel tempo la mia con il buratto è iniziata in modo totalmente casuale. L’anno prima del mio arrivo, durante la Giostra, un Famiglio era stato colpito dal tabellone finendo in ospedale e non potendo quindi proseguire. Dall’edizione successiva l’istituzione decise di inserire questa nuova figura, il famiglio di riserva, che come dice il nome stesso sarebbe intervenuto in caso di problemi ad uno dei titolari. Andrea Sisti in quel periodo Famiglio del Buratto, una sera mi invitò a cena e “mi fece la proposta”, combinando cosí questo matrimonio. Era l’anno 2002″.
Gianluca: “La passione della giostra viene da piccoli quando i tuoi genitori iniziano a portarti alla sfilata e vedi tutti quei colori e quei suoni inconfondibili. Nel corso del tempo però non mi sono mai legato ad un quartiere quindi non partecipavo attivamente, oltre a vedere la sfilata, poi per caso nel 2013 tramite un amico ho conosciuto l’associazione Signa Arretii e li è cambiato tutto. Ho conosciuto la Giostra del Saracino da dentro, mi è cambiata la prospettiva e devo dire che è qualcosa di incredibile, quindi fatto la prima giostra da vessillifero poi da fante ed infine famiglio del buratto”.
Gianluca, sei quello più “giovane” anche come esperienza in Piazza Grande e Simone invece sei il veterano e decano dei famigli del “Saracino “. Ci spiegate un po’ da quando indossate quel costume le emozioni che provate, le aspettative che crescono in voi di giorno in giorno in vista delle Giostre, le responsabilità che avete e i compiti che ha il famiglio del buratto.
Simone: “La settimana della Giostra è un crescendo di emozioni; all’inizio è un po’ come un primo giorno di scuola, si riabbracciano i vecchi amici e si conoscono i nuovi, che siano ruoli istituzionali, giostratori, quartieristi o addetti ai lavori. Man mano che ci avviciniamo poi alla giostra ogni carriera diventa sempre più importante ed ogni tiro decisivo, sino all’appuntamento finale. Le nostre responsabilità come quelle di tutta la rappresentanza comunale sono molte e vanno ben oltre caricare e fermare il buratto; il giorno della Giostra, insieme alle altre figure collaterali, ci sentiamo un quinto quartiere e cerchiamo di darci una mano l’un l’altro”.
Gianluca: “Sono stato nominato famiglio nel 2016, devo dire che è un ruolo molto affascinante e dalle forti emozioni. Le prime giostre sono state complicate, sentivo una forte responsabilità sia nei confronti di chi mi aveva dato questo ruoli sia nei confronti dei giostratori e dei quartieri. Da qualche giostra mi sento più tranquillo e sereno ma sempre con la massima concentrazione, la responsabilità è tanta”.
C’è qualche vostro predecessore a cui vi ispirate o che vi ha dato (e vi da ancora) dei consigli utili per svolgere al meglio il vostro ruolo?
Simone: “L’unica cosa importante quando ci si muove intorno al buratto è stare tranquilli, un giro in più o in meno non cambia il risultato; questo è l’unico consiglio che mi ha dato Mauro (Viroli) più di 20 anni fa, e che io ho tramandato a Gianluca e Marco quando sono arrivati. Per il resto non conta molto come lo si ferma, da sopra, da sotto o addirittura come facevano nelle prime edizioni attaccandosi al mazzafrusto, l’importante è stare concentrati sul quell’omone che gira veloce”.
Gianluca: “Sicuramente Simone e Andrea Sisti (attuale cancelliere) sono stati fondamentali in quanto ho dovuto imparare un ruolo molto delicato. Ricordo con piacere che nelle prime giostre da famiglio Antonio Bonacci aveva molta premura durante tutta la settimana delle prove e mi era stato molto vicino. La mia aspettativa è quella consolidare quella sicurezza acquisita in questi anni e creare un gruppo solido e serio anche con l’altro famiglio Marco Severi. Il ruolo non è banale, il buratto è l’elemento contro cui si scontra il giostratore, durante le prove e la giostra l’attenzione deve rimanere alta, l’imprevisto potrebbe essere dietro l’angolo e bisogna essere sempre reattivi”.
Ovviamente (come è naturale che sia) ogni aretino è anche quartierista. Come conciliate questo vostro ruolo, imparziale, con l’essere quartieristi?
Simone: “Sono nato e cresciuto a San Clemente, ho giocato a calcio nella squadra di Santo Spirito, mangiato e soprattutto bevuto in tutti i quattro i quartieri, senza mai indossare nessun vestito; dal mio posto privilegiato in Giostra ho visto festeggiare, ma anche piangere giostratori e tanti quartieristi, molti dei quali negli anni sono diventati amici. Proprio per questi motivi, ad ogni edizione prima di congratularmi con i vincitori saluto gli altri giostratori”.
Gianluca: “Forse uno dei motivi per cui sono stato scelto come famiglio è che non sono un quartierista, difficile a credersi ma le varie tappe dell’adolescenza mi hanno portato a vivere la giostra e tutti i quartieri, infatti mi sento molto fortunato di poter vivere la giostra sotto questo nuovo ruolo”.
Come ormai da tradizione ad ogni intervistato viene dato spazio, se volete, di svestire per pochi minuti il costume del ruolo che ricoprite e da semplici spettatori dare consigli sul come migliorare la manifestazione e/o proporre qualche modifica.
Simone: “Non ho le competenze per parlare di regolamento e soprattutto protocollo, ma la cosa che più mi colpisce che in passato ho visto Giostre con tribune mezze vuote, quartieri che faticavano a trovare figuranti, adesso servirebbe una piazza molto più grande e ai quartieri ci sono liste di attesa; tutto questo, insieme alla popolarità ormai raggiunta dalla settimana del quartierista in città, è il frutto del buon lavoro che amministrazione ed istituzione Giostra stanno facendo, riuscendo soprattutto a far si che adesso di Giostra in città se ne parla 365 giorni l’anno da gennaio a dicembre e non solamente in quei giorni. Sicuramente si può ancora migliorare, ma ogni edizione ci insegna quanto sia spettacolare, imprevedibile e comunque affascinante il nostro Saracino”.
Gianluca: “Mi piacerebbe che Arezzo e la Giostra del Saracino fossero conosciute in tutto il mondo perché è una manifestazione unica e il clima che si respira in città durante queste settimane è meraviglioso. Mi è piaciuta l’idea di fare delle prove ridotte o comunque renderle più appassionanti, su queste probabilmente verranno fatti delle correzioni via via, vediamo a settembre. Vorrei suggerire invece a chi piace la Giostra ma non si sente di partecipare attivamente ad un quartiere, in quanto l’ho vissuto in prima persona, che ci sono tre associazioni (Signa Arretii, Musici e Sbandieratori) che vi faranno vivere la Giostra da dentro e vivere delle emozioni uniche”.