Il Quartiere è da molti visto come una “casa”: un luogo sicuro e confortevole dove ritrovarsi e riunirsi, un luogo accogliente per una grande famiglia di quartieristi uniti dalla stessa passione. Proprio perché riconosciuto come un punto di riferimento di rilievo, è doveroso tracciare le tappe di cambiamento che la “dimora rosso verde” ha percorso negli anni.

Come prima tappa che va dal 1932 al 1940 abbiamo il Palazzo non finito (chiamato anche del Conte Nocciolo). Questa struttura si trova in Via Pescioni ed è riconoscibile per il colore oro dovuto alla pietra arenaria. Il palazzo ha origini riconducibili ai primi del Cinquecento quando iniziò ad essere costruito da Lorenzo Barbolani dei Conti di Montauto, probabilmente non fu mai terminato e la costruzione rimase ferma al pianterreno per motivi economici.

Ci spostiamo poi nel 1948 verso Palazzo degli Azzi, situato al n.44 di Via Mazzini e costruito nel 1536, si distingue per notorietà storica poiché la leggenda narra che proprio lì sia nata Ippolita degli Azzi, l’eroina che spronò il popolo aretino a difendersi dopo la disfatta di Campaldino, il famoso scontro tra Guelfi di Firenze e i Ghibellini di Arezzo.

Dal 1949 al 1952 ci proiettiamo, invece, verso la Chiesa Santa Maria della Porta (oggi sconsacrata), famosa per l’affresco trecentesco, purtroppo molto rovinato, della Madonna col Bambino in braccio. La chiesa fu eretta nel ‘300 e si trova al centro di Piazza Porta Crucifera.

Siamo alle ex Scuole Elementari Chiarini dal 1953 al 1955, ubicate tra la fine di Via Pellicceria e l’inizio di Piaggia di San Lorenzo. Struttura di origine trecentesca che è stata restaurata nel 1907-09 e dove sono stati custoditi per alcuni anni i costumi dei figuranti cruciferini.

Nel 1956 ci trasferiamo nella sede attuale: Palazzo Alberti, appartenente all’omonima famiglia di origine fiorentina che si unì in consorteria con importanti famiglie guelfe della città e del contado. Si dice che in precedenza il Palazzo fosse di proprietà dei Grinti, in quanto le due famiglie avevano la stessa araldica: due catene collegate da un anello centrale. Lo stemma della famiglia Alberti si può ancora oggi ammirare in Via Pescioni. La struttura visivamente di origine nobiliare, rimane un bellissimo esempio di edilizia aretina del Trecento e si articola su tre piani: il piano terra, un locale di forma circolare è stato collegato ad un deposito di beni primari utilizzati in passato a servizio del palazzo e successivamente usato come scuderia del Quartiere. Il secondo piano, al quale si accede da un ingresso separato è privo di elementi architettonici di abbellimento, da ciò si deduce che i locali non fossero destinati ad attività di tipo nobiliare. La struttura, poi, subì gravi danni durante i bombardamenti del 1943 ed a seguito della ristrutturazione, fu concesso nel 1956 dal Comune di Arezzo (che ne era il proprietario) il piano terra al Quartiere di Porta Crucifera. Nel 1957 il Prefetto aprì anche il piano nobile, sala delle vittorie; mentre i costumi trovarono la loro collocazione all’ultimo piano. Nel 1981 viene concesso il resto del piano nobile e viene restaurata la ex stalla che diventa nel 1984 il Circolo rosso verde, attualmente punto di riferimento per tutti i quartieristi e luogo di organizzazione di eventi ed attività ricreative e culturali, ancora oggi esso è il cuore pulsante di “Colcitrone”.

Nella sede attuale oltre alla sala delle vittorie, dove si possono ammirare i trofei delle giostre e l’albo d’oro, si può visitare anche il Museo recentemente riorganizzato con la finalità di mantenere la memoria unita alla passione per una manifestazione che è parte integrante della vita di tutti gli appassionati della Giostra del Saracino.

Oltre alla sede, luogo primario della vita del Quartiere è necessario soffermarsi brevemente su altri due edifici, entrambi segni distintivi per il popolo rosso verde. Il primo è l’attuale parrocchia del Quartiere, la Chiesa di Santa Croce; i documenti più antichi riguardanti l’edificio risalgono al 1081 e si dice che vicino ci fosse un monastero di Benedettine chiamate “Signore di Santa Croce”, mentre verso il Seicento fu sede di una Compagnia laicale detta “di Santa Croce fuori di Porta”. La chiesa venne quasi totalmente distrutta da una bomba dopo l’ultima guerra e si salvarono solamente la parte dell’abside ed alcuni lati a nord.

Infine, per ultima, ma non meno importante, va nominata Sant’Agnese: nel 1956 avvenne qui la benedizione dei costumi alla quale seguì la vittoria del Quartiere di Porta Crucifera. Successivamente, altre vittorie vennero attribuite alle benedizioni effettuate in questo luogo, tra cui quella dei giostratori nel 1976 alla quale seguì un’altra vittoria del 28 agosto; per questo è stato un luogo a cui si attribuiva anche un certo “merito” per i successi sulla lizza! Tale chiesa è una delle più antiche di Arezzo insieme a quella di San Lorenzo.

Ciascun edificio che fa parte del Quartiere si anima non solo grazie alla memoria storica, ma anche alla vita che l’ha attraversato nel corso dei secoli; se guardato con questi occhi, ogni posto assume un significato molto più profondo da tramandare di generazione in generazione. D’altronde, senza un passato non esisterebbe un futuro.

Si ringrazia per il contributo storico il libro “Immagine di Arezzo” di Angelo Tafi.
                                                         

Martina Andreucci