Secondo appuntamento con le “quartieriste storiche”, dopo aver ascoltato le parole di fede bianco verde di Rossella Cartocci tocca oggi a Cinzia Branchi di Porta Crucifera raccontarci la sua storia e la sua visione di Giostra.


Ciao Cinzia e grazie mille per averci dedicato il tempo di questa intervista, ci racconti come e quando ti sei avvicinata al quartiere?

Sono nata con il rossoverde già nel sangue, mio padre era nato proprio in colcitrone e mia madre negli anni 50/60 portava il latte a tutto il borgo Santa Croce, la chiamavano la “lattaina’’. Fin da piccola il tempo libero lo passavo giocando con i bambini e le bambine del quartiere, è il luogo dove sono nata e cresciuta.

Quali erano le attività che svolgevate? Come si passavano i giorni che precedevano la Giostra?

Una volta la vita di quartiere si concentrava soprattutto un mese prima della Giostra e per noi donne c’era sempre un gran da fare: l’occupazione di preparare i costumi, rammendarli, riattaccare i bottoni dispersi ecc. era la nostra mansione principale oltre ovviamente alla gestione della cucina che era sempre in fermento per le serate delle prime settimane del quartierista.

Ci racconti cosa hai provato la prima volta che sei entrata in piazza con il costume del quartiere?

La mia prima volta è stata il 29/9/1984 Giostra straordinaria dedicata al Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Devo ammettere che nonostante il mio quartiere non abbia vinto ho un bellissimo ricordo di quella giornata; innanzitutto perché fin da piccola ho desiderato sfilare nella lizza di piazza Grande con i colori del mio quartiere addosso e quello era già un primo sogno che si avverava, inoltre la presenza della massima carica dello Stato nella nostra piazza ad assistere alla nostra manifestazione mi ha fornito un insieme di emozioni che potrei tentare di descrivere cosi: tremore, fierezza e gioia.

Qual’è la vittoria che ricordi con più gioia e perché?

Ogni vittoria è bellissima e speciale a suo modo e non è facile fare una classifica… l’elenco sarebbe troppo lungo! Scelgo la vittoria di settembre 2005 perché è stata lultima gioia che ho condiviso con mio padre che ci ha lasciato lanno successivo. Marco Cherici ed Alessandro Vannozzi ci regalarono una lancia bellissima, vinta dopo la prima carriera di spareggio grazie ad un fantastico V del nostro Alessandro.

Qual’è la sconfitta che ricordi con particolare dolore e perché?

Tutte le sconfitte sono dolore puro per me e come per le vittorie fare una classifica sarebbe impossibile. Visto che devo rispondere dico la Giostra del settembre 2017 dove oltre ad uscire dalla piazza con soli 4 punti un nostro giostratore subì un infortunio alla mano che lo porterà definitivamente via dalla piazza.

Ci racconti un aneddoto o la storia di una donna del quartiere che ti ha ispirato e che vorresti ricordare?

Le donne a cui mi sono ispirata e da cui ho imparato cosa vuol dire essere quartierista sono molte, in particolare voglio nominare: Vera Maria Ginetta e la famosa nonna Giulia (come la chiamavamo noi) lei con le altre donne hanno dato inizio alla nostra famosa cena del maccherone che oggi è arrivata a circa 1000 commensali! Queste donne hanno insegnato a tutte le successive generazioni a tirare la sfoglia e fare i fegatelli… erano donne instancabili e che avevano un amore per il quartiere smisurato! Esopratutto grazie a loro che oggi mi occupo della cucina cercando sempre di coinvolgere donne di ogni età.

Un giudizio sulla Giostra di oggi? Ti piace? Sei contenta di tutta questa partecipazione? Cosa cambieresti?

Oggi la Giostra si vive intensamente tutto lanno grazie alle innumerevoli iniziative che ogni quartiere organizza. Mi piace questa crescita perché, almeno nel mio quartiere, ci sentiamo una grande famiglia e come tale ci supportiamo luno con laltro. Lunico appunto che vorrei esprimere è questo: fosse per me farei uscire i figuranti solo per le manifestazioni ufficiali e non per ogni evento che non sia strettamente legato alla Giostra del Saracino. Credo che la nostra manifestazione abbia bisogno di essere tutelata per poter continuare a crescere.

Leonardo Maccioni