Ultima intervista per il ciclo “Quartieristi storici”. Questa volta sarà Adriano Checcacci, per tutti “Nano”, che ci racconterà la sua esperienza all’interno del quartiere di Porta del Foro.

Ci racconti come ti sei avvicinato al quartiere? Da chi e come si era formato il gruppo di quartieristi con i quali stavi più vicino?

Come molti sapranno ho fatto parte dei Musici fin dal 1988, quando avevo solo 13 anni. Essendo dentro alla Giostra frequentavo già un poil Quartiere, ma mi sono ancora di più avvicinato nel periodo in cui Gianni Cantaloni era capitano: Gianni è una persona molto inclusiva e da poco aveva portato tutta la Giostra (me compreso) a Bruxelles. Furono anni straordinari per il Quartiere, nei quali si formò una grande squadra che ancora oggi è molto viva e attiva su vari fronti.

Cosa rappresentava il quartiere per te? Chi erano i personaggi storici del quartiere che ti hanno ispirato e fatto nascere la passione?

Uno dei miei primi ricordi di infanzia è relativo al secondo cappotto di Paolo Parigi e Mario Capacci: andai in bici al Quartiere a vedere i festeggiamenti, ricordo tutta San Lorentino piena di cappotti appesi… una cosa meravigliosa. Estato strano entrare poi dentro al Quartiere e conoscere da vicino quelli che da bambino per me erano degli eroi: Paolo Parigi, Marcello Innocenti (il Ciotela) che era spesso al bar del Quartiere. Poi cerano personaggi come Gianni Cantaloni e Giancarlo Felici e tutti gli amici del Quartiere, molti dei quali lo frequentano ancora oggi.

Ricordi cosa hai provato la prima volta che sei entrato in piazza con il costume?

Lentrata in Piazza è una delle emozioni più belle che si possano provare. La mia passione per la musica mi ha portato a suonare in posti bellissimi, ma pochi battono Piazza Grande. Il fatto che lingresso avvenga da un luogo stretto, Borgunto, che immette in una piazza gremita di gente fa apparire il tutto ancora più grande e rumoroso. La mia prima volta in piazza Grande è stata nel 1988 con i Musici. Unemozione immensa, con i brividi lungo la schiena, emozione che si è sempre ripetuta a ogni altro ingresso da allora fino ad oggi. Tanti anni dopo, nel 2017, sono entrato per la prima volta con i vestiti del Quartiere. Mi sono sentito incredibilmente orgoglioso ed onorato di entrare coi miei colori e i ragazzi che erano vestiti con me mi hanno messo al centro del cerchio prima dellinizio della Giostra. Sono cose che non si possono spiegare.

La Giostra non ha sempre vissuto momenti di splendore, ci puoi raccontare (da quando ti ricordi) levoluzione che ha avuto il sentimento di amore della città nei confronti della sua manifestazione? Come sono cambiate la settimana del quartierista e la cena propiziatoria attraverso gli anni?

Ricordo ancora quando (erano gli anni 80) in Ungheria, a Eger, suonammo linno della Giostra (Terra dArezzo) davanti a uno stizzito sindaco Ducci, che riteneva il brano un revival del periodo fascista. In generale fu la politica ad affossare la Giostra, ritenendola unestensione del ventennio e non rendendosi conto della passione dei cittadini che vedevano nel mondo dei quartieri un modo per vivere in aggregazione qualcosa che dava senso di appartenenza. Dalla fine degli anni 90 la Giostra è stata progressivamente sempre più seguita. Ora i quartieri creano alcuni degli eventi più seguiti in città. Certo, alcune serate si sono trasformate in discoteche a basso prezzo e questo snatura la manifestazione, però vedere tante persone che si appassionano fa indubbiamente piacere, oltre a essere una fonte di reddito per riuscire a investire nella parte tecnica, che è quella che porta poi alle vittorie.

Ci racconti un aneddoto di una vittoria che ricordi con particolare piacere?

Sarà un fatto di memoria (troppe poche vittorie negli ultimi anni) ma una Giostra che ricordo con piacere immenso è lultima: 2019, la prima che ho vinto indossando i colori giallo cremisi. Ricordo che dopo aver vinto scendemmo da Piaggia del Murello e vedemmo, man mano che si allargava la strada, la folla che si accalcava ovunque. Tutta San Lorentino era una  bolgia, mai vista così tanta gente. In quel momento il Capitano Dante Nocentini sopra al cavallo alzò la lancia al cielo. Un momento iconico, immortalato anche da una foto. Fu una lunga nottata piena di voti sciolti e rituali, finita chiaramente col sole già alto.

Ci racconti un aneddoto di una sconfitta che ricordi con particolare dolore?

Entrando in Piazza da molti anni, devo ammettere che ho vissuto periodi propizi per Porta del Foro. Non si può dire altrettanto degli ultimi anni. Nessuna sconfitta è stata cocente però quanto le scintille fuori dalla lizza fatte dal cavallo di Stefano Mammuccini mentre scivolava con gli zoccoli sul selciato, nel giugno 2014. Un ricordo indelebile. Il momento più buio di un periodo estremamente buio.

Ci racconti un aneddoto o un personaggio del quartiere che ti farebbe piacere ricordare?

Non posso non ricordare il Rettore Giancarlo Felici con il suo acume e la sua capacità organizzativa. Altre persone incredibili che ci hanno lasciato e che voglio menzionare sono Marcello Innocenti e Sandro Sganappa, nessuno al quartiere li dimenticherà mai per tutto quello che hanno fatto.

Giudizi sulla Giostra di oggi? Ti piace? Sei contento di tutta questa partecipazione? Cosa cambieresti?

In generale si è perso un poil senso goliardico, gli scherzi belli di cui parlava tutta la città per giorni. La parte leggendaria del mito della Giostra e della rivalità tra i quartieri. Oggi, inoltre, molte delle persone che frequentano i quartieri nella settimana della Giostra, cambiano facilmente da uno allaltro a seconda della serata che interessa più loro. Questa fluidità non ha molto a che vedere col senso di appartenenza che dovrebbe ispirare un Quartiere.

Qualcosa che non ti ho chiesto ma che vuoi aggiungere?

So che tutti i lettori di CorrerGiostra sono degli appassionati, ma mi piacerebbe comunque spronarli a seguire e ad amare la Giostra più bella del mondo sempre con maggiore trasporto. Anche perché le emozioni che regala la Giostra, soprattutto in piazza, sono ineguagliabili.

Leonardo Maccioni