Nell’ultimo numero di Notizie di Storia, periodico della Società Storica Aretina diretto dal Dott. Luca Berti, un articolo scritto dal prof. Pierluigi Licciardello mette in forte dubbio l’esistenza del martire aretino Andrea Guasconi già protettore del Quartiere di Sant’Andrea.

Provando a ripercorrerne le vicende sappiamo che nel Medioevo i Quartieri prendevano denominazione dalle principali porte della cinta muraria, da qui i Quartieri di Porta Crucifera, Porta del Borgo (l’attuale S. Spirito), Porta del Foro e, appunto, il Quartiere di Porta Sant’Andrea. Quest’ultima si crede prendesse il nome da una chiesa, documentata fin dal XII secolo, dedicata al Santo Andrea apostolo (non quindi al Guasconi) sita adiacente alla porta, presumibilmente nella odierna via Pellicceria.

Se di Sant’Andrea apostolo è ben nota la storia, il martirio dell’aretino Andrea Guasconi vorrebbe che nel IV secolo durante una persecuzione cristiana indetta dall’imperatore Valente venisse ucciso assieme ai suoi 53 servi, la sua colpa essere cristiano ed aver dato asilo al vescovo Gaudenzio ed il suo diacono. Licciardello, fornendo numerose fonti, ne smonterebbe l’esistenza, riducendola ad una tradizione basata su di una fonte tardiva e inattendibile e, senza giri di parole “inventata” secondo il professor Eric Hobsbawm.  L’incomprensione, tra gli altri, avrebbe coinvolto negli anni Settanta del secolo scorso vari studiosi tra cui anche don Angelo Tafi che si convinsero della veridicità del martirio del Guasconi e che la chiesa fosse stata dedicata al presunto martire aretino invece che ad Andrea apostolo.

Per ciò che concerne il Saracino l’emblema crociato bianco verde oggi del Quartiere di Porta S. Andrea fece il suo esordio nella Giostra del 1931 innalzato dal rione di Porta Crucifera, mentre fin dal 1932 rappresenta il Quartiere di S. Andrea. La croce decussa che vi è blasonata altro non sarebbe che il simbolo del martirio di S. Andrea apostolo e questo aveva portato nelle disamine storiche dagli anni Ottanta sulla Giostra a ritenerla una importante imprecisione. Tutto ciò portò nei primi anni Novanta, anche per rimediare al presunto errore, a cambiare il santo patrono da Sant’Agostino ad, appunto, Andrea Guasconi; questo scambio comportò anche la modifica del gonfalone recante l’immagine del protettore.

Se quindi si poteva ritenere l’emblema con la croce decussata un refuso mentre il gonfalone con il santo una correzione doverosa, ad oggi dovremmo invertire i giudizi: risultando storiograficamente l’emblema del Quartiere di S. Andrea corretto a contrario di un protettore più che dubbio.

Certo però, a prescindere dai giudizi storici, si può dire che tra alti e bassi il martirio di Andrea Guasconi è una tradizione aretina che si tramanda da secoli e, conclude Licciardello, anche grazie alla Giostra ha assunto valore identitario.

 

Fonti:
P. Licciardello, Notizie di Storia, n°42, “Sant’Andrea Guasconi o sant’Andrea apostolo?” Dicembre 2019
VVAA, Considerazioni sulla Giostra del Saracino e la storia di Arezzo, 1987
giesse, Il Bando, “Due santi per un Quartiere”, 2020 (https://www.ilbando.com/giostra/notizie-di-storia-riscrive-storia-saracino)