Corsi e ricorsi storici: 6 dicembre 1677- 22 giugno 2019, quelle giostre che non dovevano essere corse

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Se i chimerotti si stanno godendo il trionfo di sabato sera è anche grazie al gran lavoro e sforzi profusi di tutta l’organizzazione perché la giostra si svolgesse regolarmente e, pur rinunciando alla sfilata storica, acché i Rettori e il Maestro di Campo dessero il loro beneplacito.

Con i se e i ma non si fa la storia e nemmeno si vincono Lance d’Oro, certo però la 138′ edizione delle giostre moderne sarà ricordata per il ritorno alla vittoria di Porta del Foro dopo 12 anni dall’ultima gioia, ma anche per il rischio concreto che venisse rinviata.

Queste circostanze ci riportano alla famosa giostra del 6 dicembre 1677 di cui il prezioso libretto all’Insegna del Sole ci ricorda anche allora poteva esser rinviata causa mal tempo, infatti la sera prima era scoppiato un importante temporale che aveva interrotto la sfilata notturna e si protrasse fino al mattino dopo:

ma pioggia imprevista alla ritirata costrinse All’apparir del giorno, per l’incessante diluvio, sembrava impossibile poter celebrare la festa …”.

Fu l‘allora Maestro di Campo, Conte Chiaromanni, che insistette e pretese che anche sotto la pioggia mattutina le maestranze si adoperassero e iniziassero a predisporre il necessario:

… ma il Maestro di Campo, in diligenza v’accorse … in futura speranza, che si dovesse placare in sù l’ora opportuna l’adirata Giunone, comandò ch’ogni fabbro anche fra le acque al lavoro delle lizze, e de Palchi frettoloso tornasse …”.

fece preparare anche l’arena mettendola nel palazzo Comunale e nelle corti adiacenti:

… fosse condotta, per la prontezza nell’improvviso bisogno, molta arena in Palazzo e nelle Corti vicine, né si partì, finché non vide ogni lavoro perfetto …”.

Tanta perseveranza fu, come sabato scorso, premiata e verso il mezzo giorno smise di piovere e comparve il sole:

Dal sole appena, ch’à mezzo il corso era giunto, fu diviso quel giorno, che dileguata ogni nube, comparse in Ciel così bello, che simil non vide già mai la dominante Madrid…”

Inoltre, forse per le condizioni più adeguate, sappiamo che l’arringo fu spostato

… si comandò trasportarsi … dal luogo più basso al più eminente d’Arezzo …”,

Nel Seicento infatti più fonti parlano di un luogo specifico ove si tenevano solitamente le giostre che qui dovrebbe essere indicato con quel “luogo più basso”, mentre “il più eminente” ove venne spostata fu l’attuale spazio in via Ricasoli di fronte ai palazzi del Comune e Vescovile.

Ecco quindi che per la giostra che tanto ha determinato per la continuità giostresca nei secoli, e per quella che ha interrotto il digiuno di Porta del Foro, evidentemente il destino aveva previsto altri finale e con l’arrivo del bel tempo poterono predisporre tutto l’allestimento:

Si scorse in un tratto di panche, sedie, sgabelli ogni palco ripieno, sparsa in gran copia per ogni lizza l’arena … Furono li palchi da tavole, e travi a proporzione distinti, e per ogni parte in tal abbondanza innalzati, che il fine, el principio ebbero alle lizze commune”.

Corsi e ricorsi storici, coincidenze o presagi, volere del fato o forse la dea Giostra assieme al Re delle Indie oggi come allora volevano solo divertirsi e farsi desiderare fino all’ultimo, riportandoci anche solo con la fantasia a più di trecento anni addietro, fino a quando:

… si godè finalmente in quella prima carriera il desiderato duello…”