Se la Giostra del Saracino negli ultimi anni è molto cresciuta e conosciuta in città e fuori dalle mura oltre al grandissimo lavoro dell’amministrazione comunale, dei quartieri e delle associazioni lo si deve anche alla passione e grande professionalità che il direttore di Teletruria Luca Caneschi mette al servizio della Giostra del Saracino. Dal suo esordio in piazza Grande con la cavalla di Eugenio Vannozzi Deba a oggi tanti anni sono passati. Dalla giostra di giugno Teletruria è passata da 50 ore di giostra a 75.

Il grande amore che Luca Caneschi nutre per il saracino, lo sappiamo, lo porta sempre ad affrontare nuove sfide ma come ci dice in questa intervista “La sostanza è che le cose si fanno con amore, e che tutto quello che si fa con amore non è né una fatica, né un sacrificio, né un costo”.

Come nasce la passione per la Giostra del Saracino?

“Sinceramente non sono nato con la Giostra nel sangue. In casa mia non c’era tradizione, e in più la mia generazione coincide con quella della crisi degli anni 70′. Qualche Saracino in bicicletta da bambino l’ho fatto, certo, ma il massimo del ricordo è l’apertura dei cancelli dei posti in piedi (semivuoti) all’inizio delle carriere e una giostra vista così e vinta da Porta del Foro proprio negli anni 70. La svolta è stata nell’anno della lotteria nazionale, nel 1994, quando Teletruria, siccome già collaboravo occupandomi di calcio, mi chiese di curare collegamenti dalla piazza durante la diretta delle prove, che venne fatta allora per la prima volta insieme a Tele San Domenico. Chiesi allora lumi all’amico fraterno di una vita Edo Gori che, così come aveva fatto anni prima spingendomi a diventare giornalista sportivo, mi incoraggiò offrendomi la sua consulenza. L’impatto fu traumatico e ai primi tentativi di intervista fui messo letteralmente sotto dalla Deba, la cavalla di Eugenio Vannozzi, ma una volta sopravvissuto a quello è stato tutto in discesa. Ovviamente gli anni di gavetta sono stati tanti, visto che voce della Giostra televisiva era il grande Carlo Casi, ma mi sono anche serviti per crescere e, soprattutto, per maturare quella che oggi è la più grande passione della mia vita, quella per il Saracino”.

Il ricordo più bello legato al saracino e la soddisfazione professionale più grande?

“Difficile scegliere il ricordo più bello, forse un abbraccio proprio con Edo Gori dopo una vittoria di Porta Santo Spirito, la sua prima da Rettore, che mi lasciò una macchia nera indelebile sulla camicia che indossavo. Ogni edizione della Giostra, ad inizio di telecronaca il mio pensiero va sempre a lui e a una scomparsa prematura che non sono ancora riuscito a digerire. La soddisfazione professionale più grande invece è stata quando, in un ristorante nel senese, mentre parlavo con il mio commensale sono stato interrotto dal vicino di tavolo che mi ha detto “lei è quello che commenta la Giostra del Saracino, l’ho riconosciuto dalla voce!”. Mi ha poi raccontato che, pur non essendo aretino, non si perdeva una delle nostre trasmissioni, prendendosi anche gli sfottò della moglie”.

Una appartenenza a un quartiere senza mai entrare in piazza indossando un costume storico. Ti piacerebbe? E quale il vestito più intrigante?

“Confesso che è uno dei miei sogni, e prima o poi ci riuscirò. Non però con i costumi che mi piacciono di più, che sono quelli da capitano e da maestro di campo, ruoli ovviamente e giustamente inavvicinabili e per i quali non sarei assolutamente adatto”.

Secondo te quali saranno le sorprese nella prova generale di settembre e nella prossima 144esima Giostra del Saracino?

“Mi aspetto grandi cose da Porta Sant’Andrea in prova generale, mentre in Giostra secondo me la sorpresa, ma a questo punto neanche più di tanto, sarà costituita dal livellamento totale verso l’alto che porterà punteggi altissimi, con ampia possibilità di spareggiare sul 10. La manifestazione diventa sempre più un tiro al bersaglio, o cinque o tiro sbagliato, con buona pace delle vecchie tattiche o dei calcoli che comunque la rendevano più affascinante”.

Direttore quali sono le novità del palinsesto di Teletruria per la Giostra di settembre?

“Le dirette si sdoppiano, le prove al pomeriggio e il salotto e il collegamento con i quartieri la sera. Quest’anno lanciamo assieme a Coldiretti la “Giostra a Km zero”, con ognuno dei quartieri che proporrà un piatto realizzato con prodotti locali del mercato di Campagna Amica. E’ un’iniziativa che spero possa trovare continuità e che potrebbe svolgersi non necessariamente nella settimana del quartierista ma che anzi potrebbe vivacizzare altri periodi dell’anno. L’esperienza di quest’anno servirà come lancio dell’idea”.

A giugno la novità del passaggio dalle 50 ore di Giostra alle 75 ore.

“Con l’introduzione della Giostra simulata credo sia giusto considerare da quel momento il via a un count down che non si interrompe più nella programmazione televisiva e anche nell’immaginario collettivo. Quella della simulazione è una grande idea che penso e spero verrà confermata e sviluppata, dopo la partenza un po’ ad handicap di giugno. Il materiale che proponiamo durante le 75 ore rappresenta il lavoro della nostra squadra, che ha due pilastri rappresentati da Andrea Lanzi e Giorgio Marmorini, e di quella di Correr Giostra di tutto l’anno, ed è il momento in cui si sublima nel modo migliore”.

Una programmazione seguita non solo in città e provincia ma anche oltre i nostri confini con dei numeri che nessuno immagina.

“Non è neanche calcolabile il numero di persone che ci segue nel periodo della Giostra. Dico volutamente periodo e non giorno perché manifestazioni come l’estrazione delle carriere hanno numeri che ormai sfiorano quelli della giornata della Giostra stessa. In questo periodo ho guardato con molta attenzione le trasmissioni televisive dedicate alle altre rievocazioni storiche che si svolgono in Toscana, e devo dire che il nostro (inteso come della Giostra, non della tv) modello di racconto è davvero unico. Per questo cresce e crescerà sempre, anche perché pienamente supportata dall’azienda, dall’Amministratore Delegato Paolo Dottori e dall’editore Alessandro Butali”.

Teletruria si ferma qui o il futuro per gli appassionati della giostra riserverà sorprese?

“Ogni anno anche la tv, come la Giostra, deve crescere. Se avessimo voluto sederci sugli allori, o inseguire solo il successo commerciale, non avremmo fatto la scommessa di produrre la Giostra, e non solo di trasmetterla, con una scelta che al tempo sembrava un po’ folle e che solo dei folli come me e come i referenti dell’Istituzione Giostra di allora potevano fare. La sostanza è che le cose si fanno con amore, e che tutto quello che si fa con amore non è né una fatica, né un sacrificio, né un costo”.

Sei stato uno dei primissimi a credere in Correr Giostra.

“Per il motivo che ho appena detto, mi sono trovato davanti persone che facevano una cosa per amore. Oggi Correr Giostra è una struttura collaudata, direi professionale, che rappresenta un patrimonio per tutti. Certo, dopo tutte queste considerazioni dolci non scordiamoci che siamo sempre ad Arezzo: invidie, gelosie, frasi del tipo “l’hai fatto tu perché io non l’ho voluto fare” ci sono e ci saranno sempre ma quello che voi avete fatto resterà per sempre patrimonio della Giostra del Saracino. Mi raccomando, non fermatevi!”.