Porta Santo Spirito: parola al vice rettore Giacomo Magi

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Passione e amore per la Giostra del Saracino nata fin da subito. Il vice Rettore di Porta Santo Spirito è cresciuto fin da piccolo nel mondo del Saracino. Una passione nata grazie ai suoi genitori mai passata anzi con gli anni sempre più grande come le responsabilità. Il primo passo in piazza 36 anni fa con il vestito da paggetto nel 1987, mentre dal 2012 ricopre quello di vice rettore.

Quando nasce la tua passione per la Giostra del Saracino e per il tuo quartiere?

“La passione per la Giostra nasce da bambino grazie ai miei genitori che, seppur non essendo quartieristi, hanno sempre sostenuto ed incoraggiato la mia partecipazione alle varie iniziative del Quartiere. Il giorno in cui ricoprii il ruolo di paggetto (1987) rimane, a distanza di quasi 40 anni, ancora un ricordo indelebile”.

Quali sono i tuoi ricordi da bambino trascorsi al quartiere?

“La Giostra negli anni ’80 aveva una dimensione completamente diversa da quella di oggi. L’attività di Quartiere era molto ridotta, il pre giostra si riduceva ad una settimana in cui veniva montato uno stand lungo via Niccolò Aretino e durante il resto dell’anno gli eventi riconducibili alla Giostra erano sporadici se non del tutto assenti. La Giostra – al tempo – non godeva dei favori della città, le amministrazioni erano tiepide verso le richieste dei Quartieri ed anche la stragrande maggioranza dei cittadini guardava “quelli del saracino” con diffidenza se non sarcasmo; era una Giostra diversa che, se confrontata con il livello di attenzione e professionalizzazione di oggi, non ha nulla a che fare. Allo stesso tempo, le capacità aggregative erano molto basse e di conseguenza la “vita di quartiere” per un bambino di 10-12 anni si riduceva alla presenza alle cene settimanali (ricordo che il forno a legna per le pizze era stato ricavato da un’apetta e posizionato a lato del Quartiere) e poco più. Crescendo, nell’adolescenza, il movimento giostresco aveva cominciato a compiere i primi decisi passi verso la realtà odierna ed anche il nostro Quartiere – fortunatamente – cominciò ad essere più popolato e partecipato da varie fasce di età. Per quanto mi riguarda, è stato il periodo più scanzonato – nonostante fosse avaro di soddisfazioni – in cui ho avuto modo di frequentare il Quartiere in compagnia degli amici storici del Gattolino e del Due Giugno con i quali, oltre a condividere i pomeriggi invernali, trascorrevamo le serate in attesa della Giostra nell’attuale Piazzetta Edo Gori”.

La tua “vita giostresca” passa anche attraverso il Gruppo Musici, ci racconti l’esperienza vissuta.

“Ho avuto una lunga esperienza nel Gruppo, dal 1995 al 2004. Cominciata per l’unica volontà di voler imparare a suonare il tamburo, si è rivelata una bella esperienza che mi ha permesso di conoscere tante persone a cui sono ancora oggi molto legato e che mi ha permesso di vivere il Saracino sotto un’ottica diversa, più istituzionale, ma altrettanto appagante”.

Il passaggio da quartierista a dirigente, quando avviene e che impatti ebbe su di te?

“2009. Non era un bel periodo per il Quartiere; forse il periodo più complicato in cui rischiammo davvero il Commissariamento. Di quel periodo ricordo il grande entusiasmo, la voglia di fare, ma anche – a distanza di anni – gli errori che commettemmo – io per primo – nella gestione dell’affaire Farsetti. Del mandato 2009/2011 ricordo due cose che a mio avviso hanno costituito la base dei successi successivi: che il Quartiere viene prima di tutto, giostratori e dirigenti inclusi, e che Ezio possedeva la capacità, la lungimiranza e la determinazione per ricompattare il Quartiere – che era uscito diviso dalla tornata elettorale – e pianificare una progettualità in grado di trasformare Santo Spirito da cenerentola a Quartiere modello”.

Da molti anni ricopri il ruolo di Vice Rettore, ci racconti come avvenne la tua nomina.

“Il triennio 2012/2014 fu quello della costruzione e del consolidamento non soltanto della parte tecnica, ma anche di quella dirigenziale che, se guardi bene, tranne qualche uscita fisiologica è, più o meno, la stessa di un decennio fa. Con Ezio e Marco Geppetti lavorammo moltissimo per costruire una squadra di dirigenti capace di supportare il lavoro della squadra tecnica (che nel 2011 aveva avviato la collaborazione con Martino) ed ampliare le potenzialità del Circolo e del Quartiere. Ciò necessitava dell’individuazione di persone adeguate al ruolo che avrebbero poi ricoperto ed avviare un’organizzazione sempre più professionale e strutturata. La mia nomina, fu una naturale conseguenza all’idea di Quartiere che Ezio ed il gruppo di Consiglieri che da sempre erano a lui più vicini avevano in mente”.

Sei il vice di Ezio Gori da moltissimo tempo ci descrivi il vostro rapporto.

“E’ un rapporto di piena reciprocità; con Ezio mi sono sempre sentito libero di poter esprimere le mie idee, anche quando (raramente) non erano convergenti senza che venisse messa in discussione la fiducia e la comunanza di intenti. Anno dopo anno, poi, oltre agli aspetti prettamente quartieristici, è progressivamente aumentata la componente di affetto ed amicizia che lo rendono, attualmente, una delle persone più presenti nella mia quotidianità”.

Quali sono i compiti che svolgi all’interno del direttivo gialloblu?

“Il mio ruolo è incentrato sugli aspetti di carattere organizzativo ed istituzionale del Quartiere; grazie alla fiducia del Rettore e dei Consigli che si sono susseguiti dal 2012 ad oggi ho da sempre gestito le relazioni con gli Enti e tutti i soggetti che ruotano attorno alle dinamiche organizzative del pre giostra e della conseguente relazione con le componenti del Quartiere deputate ad esso. E’ un ruolo impegnativo, ma è anche quello più attinente alla mia formazione professionale”.

Quanto è complessa la macchina organizzativa di un quartiere?

“Il pre giostra rappresenta il momento più atteso dell’anno, in cui il Quartiere ha l’occasione di mettersi in mostra, di aggregare nuove persone e preparare al meglio l’appuntamento con la Giostra. L’organizzazione è diventata, anno dopo anno, sempre più complessa e richiede, non soltanto una mole di manodopera non indifferente, ma un livello di professionalizzazione elevatissimo. La nostra svolta c’è stata con la concessione da parte dei Giardini dell’allora Amministrazione Comunale. Il progetto – nato su mio suggerimento – venne presentato nel 2010 e dall’anno successivo i Giardini divenne il luogo naturale della nostra attività. Grazie a questo nuovo spazio, abbiamo avuto modo di crescere, di promuovere una specifica attività rivolta a bambini e famiglie ed avere un dialogo con tutte le fasce di età che compongono la nostra base associativa. Siamo cresciuti a tal punto che le attuali strutture a nostra disposizione sono diventate insufficienti; avremmo necessità di acquisire nuovi spazi (e per questo auspico che l’Amministrazione dia seguito all’atto di indirizzo approvato all’unanimità dal Consiglio comunale lo scorso inverno) altrimenti continuare con questi livelli di crescita non sarà – per il futuro – semplice”.

La crescita della Giostra del Saracino passa dalle attività sociali, culturali e aggregative che i quartieri organizzano tutto l’anno.

“E’ un elemento essenziale che va di pari passo all’attività Giostresca. Per l’impatto che il Saracino ha nelle dinamiche della nostra città, non possiamo prescindere dallo svolgere attività di natura culturale e sociale. I quartieri svolgono un ruolo sociale importantissimo e, nella desertificazione di strutture intermedie tra le istituzioni e i giovani, rimangono – spesso – gli unici soggetti capaci di aggregare fasce di popolazione diversa per età, cultura ed estrazione in un unico grande contenitore in cui l’amore verso il proprio Quartiere e la città sono il denominatore comune. Questo è un patrimonio inestimabile che può indire i nostri giovani a frequentare un ambiente sano e proiettato ad una maggior consapevolezza delle esigenze della nostra società”.

Spogliandoti dal ruolo che ricopri all’interno del tuo quartiere, da semplice appassionato, cosa proporresti per veder crescere la Giostra del Saracino?

“La Giostra crescerà sempre di più se riusciremo, tutti assieme, a preservare l’autenticità della nostra Festa rispetto agli aspetti folcloristici che, sebbene inevitabilmente presenti, devono rimanere marginali e secondari; per fare questo c’è bisogno di un’Amministrazione che sempre di più creda nelle potenzialità anche sociali dei Quartieri e che quest’ultimi conservino – e migliorino – la capacità di trasmettere la cultura di Giostra alle nuove generazioni”.